di Anna Messia

Anche le assicurazioni sembrano destinate a pagare dazio al governo con un aumento della tassazione sulle polizze Vita. L’intervento andrebbe a colpire in particolare il capitale corrisposto agli eredi in caso di morte, che finora non scontava imposte, mentre, secondo le bozze della legge di Stabilità, da gennaio subirà una tassazione Irpef sui rendimenti della componente finanziaria. Una novità che rischia di penalizzare pesantemente il settore, visto che gran parte dei prodotti Vita nelle tasche degli italiani sono di tipo misto, ovvero oltre a una componente di puro rischio sulla vita (che resta fiscalmente esente) contengono una percentuale importante di investimento, che subirebbe la tassazione Irpef. Per una cattiva notizia che arriva dall’Italia c’è però anche una buona nuova per le assicurazioni, e una volta tanto proviene dall’Ue. Bruxelles ha appena pubblicato dettagli sulle nuove regole per i requisiti di capitale che entreranno in vigore con Solvency II, dal 1° gennaio 2016, correggendo il tiro rispetto alle precedenti versioni che penalizzavano gli investimenti delle compagnie in alcune categorie di asset, come spiega il direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli.

Domanda. Dottor Focarelli, quali saranno i benefici per le assicurazioni italiane?

Risposta. La novità contenuta negli atti delegati appena pubblicati riguarda in particolare le cartolarizzazioni e più in dettaglio quelle high quality, ovvero di alta qualità. Per queste ultime emissioni il testo finale della Commissione Europea elimina la distinzione tra i rating AA, A e tripla B, in termini di requisiti di capitale. Le compagnie italiane non avranno quindi uno svantaggio a investire in cartolarizzazioni italiane. Mi spiego. Le cartolarizzazioni italiane di alta qualità non potranno probabilmente avere un rating migliore della tripla B, ossia il rating del Paese, e queste emissioni non assorbiranno, per le compagnie italiane, più capitale rispetto alle cartolarizzazioni originate in Paesi che hanno un rating migliore dell’Italia, come la Francia, che ha una doppia A. Con le nuove regole sono messi tutti sullo stesso livello.

D. Quali sono i nuovi impegni di capitale?

R. Per le cartolarizzazioni di alta qualità con un rating compreso tra doppia A e tripla B i nuovi requisiti sono stati fissati al 3% per tutti, per anno di duration. Mentre la versione del marzo scorso prevedeva il 4,2% per i titoli doppia A e addirittura l’8,5% per la tripla B. Si tratta di norme che avrebbero pesantemente penalizzato il mercato delle cartolarizzazioni e in particolare quelle italiane.

D. Le cartolarizzazioni tedesche, con la Germania in tripla A, continuano però a essere avvantaggiate?

R. In effetti il requisito di capitale per le cartolarizzazioni di alta qualità con un rating tripla A è 2,1% l’anno e ciò rappresenta un vantaggio. Ma un’altra novità positiva deriva dal fatto che le cartolarizzazioni di alta qualità potranno avere come sottostante i prestiti per le pmi, esclusi in precedenza.

D. La volontà del legislatore europeo di far ripartire il mercato delle cartolarizzazioni sembra evidente e la Bce va nella stessa direzione. Ma le compagnie sono interessate?

R. Il settore assicurativo è alla ricerca di investimenti con rendimenti più elevati, visti i bassi tassi dei titoli di Stato. Ma il rilancio delle cartolarizzazioni, eccessivamente penalizzate dopo il crack di Lehman Brothers, è chiaramente una scommessa che coinvolge molti protagonisti. A partire dalle banche.

D. Per le assicurazioni italiane resta però ancora aperto il capitolo su come saranno considerati i requisiti di capitale sui Btp nei modelli interni di Solvency II?

R. Staremo a vedere se l’Eiopa vorrà intervenire in materia. Per ora sembra improbabile.

D. E la manovra del governo italiano?

R. La nostra valutazione sulle misure ipotizzate a carico delle polizze Vita è ovviamente negativa, a maggior ragione se si considera anche il ventilato aumento della tassazione sui fondi pensione. Sono penalizzate le scelte compiute dagli assicurati, in un’ottica di lungo termine, per proteggere la vecchiaia e gli eredi. Si tratta di un risparmio che non può in alcun modo essere considerato una rendita o di tipo speculativo. Meriterebbe pertanto di continuare a beneficiare di un trattamento fiscale agevolato. (riproduzione riservata)