Il tempo è un fondamentale tassello per la costruzione dell’integrazione pensionistica. Non va infatti mai dimenticato che i fondi pensione e i pip sono strutturati sulla capitalizzazione finanziaria dei contributi versati. La prima considerazione riguarda allora quando si aderisce. Il prima piuttosto che il poi determina la possibilità di versare una maggiore quantità di contributi. Altro profilo importante è legato alla possibilità di mettere da parte risorse per la pensione di scorta, ovvero come rendere compatibile il risparmio previdenziale con il budget familiare fatto di rate del mutuo, bollette, tasse. Anche qui la risposta è il tempo. Cominciare prima consente di ripartire nel tempo l’onere finanziario riducendolo e rendendolo possibile. Rinviare il momento in cui si inizia a mettere da parte per la pensione significa rinunciare implicitamente ai rendimenti finanziari generati dai mercati e anche non beneficiare delle agevolazioni fiscali sia in termini di deduzione dei contributi che di tassazione ridotta delle prestazioni. Occorre infatti rammentare che le prestazioni finali sono soggette a imposta sostitutiva del 15% che si riduce dello 0,30 per ogni anno di partecipazione superiore al quindicesimo fino al minimo del 9%. Senza dimenticare che è necessaria un’anzianità di otto anni di iscrizione per richiedere al fondo anticipazioni per acquisto o ristrutturazione prima casa per sé o per i figli, fino al 75% della posizione accantonata e fino al 30% per qualsiasi altra esigenza. Il fattore tempo incide poi in misura sensibile anche con riferimento alla gestione del rischio nel lungo periodo. In altri termini, su periodi più lunghi si può affrontare un rischio maggiore, per esempio l’investimento in azioni. Il risparmiatore italiano al momento conserva ancora però una visione di breve periodo. Tuttavia, se da un lato una strategia basata su investimenti conservativi ha consentito di limitare la volatilità durante la crisi, dall’altro con la graduale normalizzazione dei mercati occorrerà esporsi maggiormente al rischio, in modo da ottenere una maggiore crescita di valore sul medio-lungo periodo. Come tradurre queste considerazioni in scelte da parte dell’iscritto a un fondo pensione? Le vie maestre possono essere i profili life cycle e i comparti target date. Il life cycle è una sorta di pilota automatico che guida l’investimento di chi aderisce nell’arco della sua vita contributiva fino alla pensione. Per esempio, per un giovane aderente i versamenti al fondo pensione andranno nel comparto azionario e, successivamente, verranno spostati in comparti bilanciati e in genere più tranquilli, a scadenze predeterminate (ad esempio ogni cinque anni), in relazione agli anni mancanti al pensionamento. La gestione diventerà monetaria o addirittura con rendimento minimo garantito negli ultimi anni prima della pensione. L’obiettivo è quello di liberare il risparmiatore dalla scelta del come e del quando cambiare linea.

Lo schema target date si caratterizza, invece, per la definizione di linee di investimento differenziate in funzione di una data presunta di cessione della posizione come per esempio il pensionamento previsto dell’iscritto. (riproduzione riservata)