di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Se con la legge di Stabilità verrà introdotta la possibilità di ricevere il Tfr in busta paga per i dipendenti privati, tutto il mondo della previdenza complementare dovrà attivarsi per diventare più appetibile. Che il settore avesse bisogno di una scossa è innegabile e lo dimostrano anche i dati sulle adesioni, che sono al palo da anni. 
Ma non solo. Nonostante la Covip e le autorità europee abbiano più volte indicato quanto siano efficaci i comparti life cicle, quelli che possono accompagnare il lavoratore modificando automaticamente l’allocazione delle risorse nel tempo, ben pochi fondi negoziali hanno creato linee di questo tipo.

Analogamente, il legislatore non ha mai introdotto un maggior grado di flessibilità per chi sceglie i fondi pensione. Infatti proprio l’irrevocabilità della scelta e l’obbligo di ricevere il 50% del montante in rendita al momento dell’addio al lavoro ha disincentivato molti potenziali aderenti. L’operazione tfr in busta paga potrebbe essere proprio l’occasione per rottamare quanto non ha funzionato fin qui nella previdenza integrativa in modo da poter dare nuovo slancio a un settore che dovrebbe essere sempre più importante per garantire ai futuri pensionati maggiori entrate. Anche perché se non è dato con chiarezza sapere quando e con quanto si andrà in pensione negli anni a venire, visto che l’attuale sistema lega la data della pensione e la cifra scritta sull’assegno mensile a variabili come la speranza di vita e l’evoluzione del pil), certo è che lo stesso assegno non sarà generoso. La recessione che pesa sul Paese dal 2008 avrà infatti un forte impatto sulla pensione pubblica dei 30-40enni, dipendenti e autonomi, per cui è importante creare una scorta che riduca la distanza tra l’ultimo stipendio e la pensione.

 

Ma per farlo ci vogliono strumenti adeguati. Come è emerso anche dal recente convegno organizzato da Itinerari Previdenziali in Marocco, dove il tema è stato la necessità di avviare un percorso verso rendimenti obiettivo. Perché questi sono così importanti? «Perché, come abbiamo detto da anni, la gestione dei contributi versati per costituirsi la pensione è quanto di più delicato ci possa essere; è la forma di risparmio per eccellenza, totalmente differente dal risparmio puramente finanziario», risponde Alberto Brambilla, coordinatore di Itinerari Previdenziali, che aggiunge: «le casse privatizzate di primo pilastro e i fondi pensione hanno come missione non già quella di ottenere performance e rendimenti alti, bensì il trasferimento intertemporale del potere d’acquisto. Ecco perché la ricerca di rendimenti deve coniugarsi con una attenta analisi del rischio ma soprattutto con una verifica costante e puntuale degli obiettivi di rendimento richiesti da ogni singola gestione». (riproduzione riservata)