di Anna Messia

Arrivano segnali positivi sul risparmio delle famiglie messe a dura prova dalla crisi prolungata che negli ultimi anni ha costretto molti italiani a fare ricorso alle riserve accantonate. Nel 2014, per il secondo anno consecutivo è cresciuto il numero di coloro che sono riusciti a risparmiare, salito di quattro punti percentuali, dal 29 al 33%, mentre il 9% ha incrementato lo stock, contro il 7% di un anno fa. 
Allo stesso tempo, si è ridotta la percentuale di coloro che hanno un saldo negativo di risparmio, scesa dal 30 al 25%, e anche di chi ha dovuto mettere mano a quanto accumulato in passato (dal 63 al 61%).

Dopo la riduzione dello stock di risparmio, arrivata negli ultimi anni, ora le famiglie stanno cercando attivamente il modo di porvi rimedio. Ma resta comunque alto il timore di investire in azioni o titoli rischiosi. Tanto che due italiani su tre preferiscono mantenere liquidità e, in ogni caso, chi sceglie di puntare su qualche strumento finanziario, lo fa solo con una parte marginale dei propri risparmi. Così in testa ci sono i conti correnti (82%), le polizze Vita (posseduta da un italiano su quattro) e i libretti di risparmio (22% degli italiani). Sono i numeri e le tendenze emersi ieri dalla presentazione della consueta indagine realizzata da Ipsos per conto dell’Acri, alla vigilia della Giornata mondiale del risparmio, che si terrà oggi a Roma con la partecipazione del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Rilevazioni da cui è emersa un’altra tendenza sicuramente degna di nota: la preferenza per l’investimento nel mattone ha raggiunto il minimo storico da quando la rilevazioni Acri-Ipsos sono partite, ovvero dal 2001, con un crollo vertiginoso. Se nel 2006 la percentuale di coloro che consideravano l’immobile un investimento ideale era del 70%, nel 2011 è arrivata al 43% e quest’anno si è abbassata fino al 24%. Come spiegare questa tendenza? «Da una parte bisogna tenere conto della tassazione sugli immobili, che li ha resi meno attraenti. Inoltre il mattone resta un investimento di lungo termine, quindi non facile in una situazione economica che, nonostante i deboli segnali di ottimismo e di ripresa del risparmio, resta incerta», hanno spiegato gli esperti di Ipsos. Il mattone, insomma, dopo il boom del 2006, non viene più considerato come una forma di investimento e anzi l’offerta di immobili resta stabile, mentre la domanda di nuove famiglie non registra accelerazioni. Perché in effetti, nonostante i segnali positivi, le incertezze degli italiani sul futuro economico restano tante e per l’87% del campione la crisi resta molto grave e lunga, con un orizzonte temporale che sfiora il 2020. Una famiglia su quattro non sarebbe in grado di far fronte a una spesa imprevista di mille euro, percentuale che sale a un terzo per una spesa di 10 mila euro. La minore sfiducia è legata più in particolare a un miglioramento delle prospettive personali, unita alla speranza di ripresa dell’economia mondiale. Un italiano su due si dice infatti soddisfatto della propria situazione economica e, allo stesso tempo, si è ridotto il numero di famiglie colpite direttamente dalla crisi, scese dal 30 al 27%. «Mentre resta critico il giudizio sull’Italia e la strategia seguita dagli italiani è di puntare sul futuro tramite una crescente razionalizzazione dei consumi, al fin di evitare l’ulteriore erosione del risparmio, di non ricorrere all’indebitamento e, se possibile, di riuscire a metter via denaro», ha concludo il presidente dell’Ipsos, Ferdinando Pagnoncelli. (riproduzione riservata)