Ma dai sindacati arriva una secca bocciatura. Anche Bersani sostiene che i soldi sono dei lavoratori e bisognerà parlarne con loro. Taddei assicura intanto che le imprese non avranno costi aggiuntivi

 

Tra le tante critiche piovute ieri sul governo, che studia come mettere il Tfr in busta paga, è arrivata anche un’apertura a sorpresa, decisamente importante: quella della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione. L’idea di mettere il Tfr in busta paga non deve essere considerata un tabù, ha dichiarato il presidente Rino Tarelli a MF-Milano Finanza, ma bisogna stare attenti a non creare sconquassi. «Se si mettono a punto i meccanismi corretti si può rispondere alle innegabili esigenze del Paese e degli italiani di avere maggiori disponibilità economiche, senza danneggiare irreparabilmente il settore delle previdenza integrativa», dice convinto Tarelli, dallo scorso febbraio presidente della Covip. Sarebbe peraltro importante coniugare tale ipotesi con altre iniziative che favoriscano le adesioni. «Aumentare le iscrizioni ai fondi pensione che sono investitori di lungo periodo potrebbe determinare effetti positivi anche per l’economia reale del nostro Paese» dice il presidente della Commissione, ricordando che i fondi previdenziali hanno storicamente dimostrato di rendere di più rispetto alla rivalutazione del Tfr lasciato in azienda. Del resto gli iscritti ai fondi pensione, anche nel breve periodo, possono già oggi usufruire dei capitali accantonati, attraverso le anticipazioni per spese sanitarie di rilievo o per acquistare casa. «Al riguardo», spiega, «bisognerebbe immaginare meccanismi simili anche per i lavoratori del pubblico impiego che possano rendere concretamente fruibili tali somme, magari con l’intermediazione di operatori finanziari e chiamando in causa, se necessario, anche la Cdp». Finora i dipendenti pubblici hanno avuto solo accantonamenti virtuali del Tfr. Con le anticipazioni quei soldi diventerebbero subito moneta sonante. Il governo, intanto, continua a ragionare sulle possibili soluzioni. «Al momento stiamo valutando le diverse opzioni. Qualunque ipotesi di conferimento del Tfr avverrà comunque, senza alcun aggravio per le imprese, senza alcun costo per loro in termini di liquidità o di credito», ha dichiarato ieri il responsabile economico Pd, Filippo Taddei, dai microfoni di Radio Montecarlo. Ma l’ipotesi del Tfr in busta paga non piace affatto ai sindacati, Cgil, Cisl e Uil. Per Susanna Camusso (Cgil) «sono soldi dei lavoratori, non è un nuovo bonus, il lavoratore deve essere libero di decidere cosa farne». Posizione condivisa anche dall’ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani. «I soldi del Tfr sono dei lavoratori, non del governo. Se si vuole fare qualcosa con i soldi dei lavoratori, sarà con loro che bisognerà parlare», ha dichiarato ieri. E Fabio Ortolani, presidente di Fonchim, ha definito «azzardate» le ipotesi del governo. (riproduzione riservate)