di Ignazio Marino  

 

Al momento con la minaccia di liquidare l’intero portafoglio titoli di Stato, per un valore di 800 milioni di euro, la Cassa dei dottori commercialisti guidata da Renzo Guffanti è quella più esposta contro il ddl Stabilità che ha deciso di portare dal 20 al 26% la tassazione sulle rendite. Ma dà il senso dell’aria che tira su un intervento finalizzato, secondo le stime del Governo, a recuperare due o trecento milioni dalle Casse (molto più salato il conto per i fondi di previdenza complementare anche se l’aliquota per loro passa dall’11 al 20%: circa 500 mln). Così, all’indomani dell’approvazione della manovra di fine anno si è scatenata la rabbia dei presidenti degli enti ai quali il numero uno dell’Adepp (l’associazione degli enti privatizzati) Andrea Camporese ha dato appuntamento il 23 ottobre per stabilire una linea comune in risposta a quella che ha definito «una gravissima miopia istituzionale». Un fisco pesante sulla previdenza, dunque, unanimemente condannato.

«Siamo profondamente delusi e amareggiati per questo orientamento del consiglio dei ministri», dichiara Nunzio Luciano di Cassa forense (avvocati) che si traduce in un vero e proprio attacco al risparmio previdenziale privato. Il Governo in questo modo dimostra di perseguire un unico obiettivo: quello di far cassa, cioè di acquisire il più possibile risorse, senza tenere in alcuna considerazione le esigenze dei professionisti italiani, rappresentanti di un ceto medio già duramente provato da una crisi economica che non accenna ad attenuarsi». «È gravissimo l’intervento del Governo che disattende ogni precedente risultato di pazienti incontri dai quali era scaturita un’azione combinata tra gli enti per collaborare alla crescita del Paese con investimenti coordinati», aggiunge Arcangelo Pirrello. Il presidente di Epap (geologi, agronomi e forestali, chimici e attuari) invita tutte le Casse tutti gli ordini a «intervenire in modo tempestivo affinché in Parlamento ci siano emendamenti correttivi che impediscano una manovra che si rivelerà disastrosa nei confronti delle piccole imprese e dei liberi professionisti». Per il numero uno dell’Enpav (veterinari), Gianni Mancuso, «è sconcertante come si continui a vessare un sistema previdenziale di primo pilastro, che ha dimostrato di essere sostenibile a 50anni (a fronte di un sistema pubblico che la sostenibilità non può dimostrarla nemmeno corrente), che non riceve finanziamenti dallo Stato e che, anzi, lo sgrava del costo del welfare dei professionisti, in cui gli enti investono 500 milioni l’anno. Le Casse», ricorda Mancuso, «erano in procinto di attuare un grande progetto di fondo di investimento, in partnership anche con i fondi pensione di secondo pilastro e Cassa depositi e prestiti, in cui avrebbero messo le loro risorse a disposizione del sistema paese per investimenti nell’economia reale che potessero aiutare l’Italia a riemergere dalla crisi. Ora viene tutto rimesso in discussione, dato che la controparte Stato italiano si è rivelata inaffidabile». Anche il presidente dell’Enpam (medici e odontoiatri) si dice fortemente critico nei confronti della norma. «Preso atto del fatto che sulla tassazione delle rendite finanziarie il governo non fa differenza fra l’investimento privato per un profitto e l’investimento a supporto della sostenibilità previdenziale», conclude Alberto Oliveti, «nell’impiegare i nostri soldi, d’ora in avanti, tuteleremo esclusivamente l’interesse dei nostri iscritti».