Il 2013 è stato un anno record per le assicurazioni in Italia. Nonostante la crisi, i premi hanno raggiunto circa 120 miliardi di euro, segnando un +11% rispetto al 2012. Il Paese si pone al quarto posto per dimensione in Europa dopo Inghilterra, Francia e Germania.

II 70% del mercato è rappresentato dal ramo Vita che nel 2013 ha beneficiato di una crescita del 22%, trainata soprattutto dalla bancassicurazione. Il mercato Vita è cresciuto di circa il 50% rispetto al 2007, dimostrando l’interesse degli italiani per investimenti a basso livello di rischiosità. L’abbassamento dei tassi infatti permette alle compagnie che hanno comprato titoli obbligazionari a spread alti di ottenere una redditività elevata e riconoscere ai clienti rendimenti interessanti grazie all’aumento di valore delle obbligazioni stesse.

Il mercato Danni, pur se in contrazione in termini di premi, sta vivendo un momento di redditività record. Questo grazie in particolare alla performance del ramo Auto, dove l’effetto combinato del minor utilizzo di autovetture a causa della crisi, dei cambiamenti normativi e del miglioramento tecnologico ha ridotto il numero e il costo complessivo dei sinistri in misura superiore alle aspettative, permettendo alle compagnie di raggiungere livelli di redditività elevati nonostante una riduzione dei prezzi molto forte. L’evoluzione del mercato pone tuttavia seri interrogativi sulla sostenibilità nel lungo periodo di questi risultati. Questo periodo dorato è destinato a finire presto se le compagnie non affrontano rapidamente alcuni problemi strutturali che la congiuntura positiva ha permesso temporaneamente di procrastinare. Il livello attuale e prospettico dei tassi di interesse richiede al management delle compagnie vita in Italia di dover iniziare a confrontarsi con lo stesso problema affrontato negli ultimi anni dai loro colleghi europei, ovvero come giustificare i propri costi e i propri margini in un mercato dai rendimenti futuri molto limitati. Senza un cambiamento della strategia di prodotto, d’investimento e distributiva, il persistere di tassi bassi (scenario giapponese) potrebbe portare i rendimenti a essere pari ai costi, con una progressiva perdita di appetibilità dei prodotti tradizionali per i clienti. Nelle assicurazioni Danni, la continua diminuzione delle tariffe auto da parte delle compagnie, per salvaguardare le proprie quote di mercato e la competitività delle proprie reti di agenzie, le porterà a raggiungere, a parità di condizioni, risultati negativi nel periodo 2016-17.

Le compagnie dovranno prepararsi a una nuova normalità, caratterizzata da premi Auto più bassi, migliorando la propria offerta, per esempio grazie alla telematica, aiutando i rispettivi agenti a vendere attivamente altri tipi di coperture e a competere con altri canali nel servire un consumatore sempre più esigente. Sebbene cambiare nel momento del successo sia difficile, la performance futura delle compagnie dipenderà dalla capacità del management di affrontare ora con decisione questi temi. Le leve che le compagnie possono attivare riguardano: la differenziazione dei prodotti rispetto alla concorrenza per rispondere meglio ai bisogni della clientela e alla nuova struttura dei tassi; l’utilizzo attivo delle nuove informazioni disponibili per una corretta selezione e quotazione dei rischi; la digitalizzazione dei processi (soprattutto in agenzia) per ridurre i costi e migliorare il livello di servizio; il supporto alle reti agenziali per aumentarne la produttività commerciale.

Gli ingredienti sono noti, ma solo poche compagnie stanno affrontando il percorso di cambiamento con un approccio strutturato e a scala, e stanno mettendo sufficientemente in discussione gli approcci tradizionali per guidare una profonda trasformazione del business. (riproduzione riservata)

Christian Bongiovanni, partner McKinsey & Company, Paolo Moretti, senior partner McKinsey & Company