Secondo i risultati dell’indagine trimestrale Deal Performance Monitor di Towers Watson, nel terzo trimestre, chi ha effettuato operazioni di acquisizione, ha continuato a sovraperformare il mercato e nel periodo post-deal ha fatto meglio dell’indice MSCI World di 3,7 punti percentuali. Lo studio, che si sofferma sulle operazioni di M&A di valore superiore a $100 milioni chiuse nel trimestre ed è realizzato in collaborazione con la londinese Cass Business School, mostra che, per la prima volta dal 2011, chi ha fatto operazioni di acquisizione ha sovraperformato l’indice per tre trimestri consecutivi. In generale il volume delle operazioni di M&A di queste dimensioni è cresciuto nel Nord America, mentre è rimasto più contenuto in Asia e in Europa.

Fabio Carniol, Managing Director di Towers Watson per l’Italia, afferma: “La ricerca mostra che, nonostante il basso numero di operazioni avvenute nel corso del 2013, chi è interessato in operazioni di M&A continua a portarle avanti, traendone benefici. Il tema che emerge a livello globale è che chi compra sembra avere poca fiducia e tende a operare con prudenza; le operazioni che generalmente hanno dato risultati migliori sono quelle portate a termine in tempi molto lunghi. Inoltre, chi acquisisce tende a rimanere nel suo settore e all’interno del proprio paese. Questo vale nel complesso per quei compratori che hanno realizzato una sovraperformance particolarmente elevata, e in particolare per quelli più esperti che hanno effettuato acquisizioni di ripetizione. I segnali indicano che, per la prima volta dall’inizio della crisi finanziaria, stiamo entrando in una fase di mercato normale e di ampie dimensioni”.

Secondo i risultati dell’indagine, in Italia si sono chiuse soltanto due operazioni di M&A, e in entrambi i casi si tratta di operazioni cross border: In particolare, a seguito dell’acquisizione di Avio per un valore di 4,300 milioni di US$, General Electric ha avuto una performance di +22% (-4,8% rispetto all’indice regionale).

In generale, rispetto al trimestre precedente, sono rimaste stabili le operazioni di M&A in cui una società italiana era oggetto di acquisizione (0,5% del valore globale complessivo delle operazioni di M&A mentra all’inizio della crisi eano il 5%), mentre si è avuta una certa ripresa delle operazioni che vedevano una società italiana nel ruolo di acquirente (1% del valore complessivo contro il 6% di inizio crisi).

In Europa il terzo trimestre mostra un andamento piuttosto piatto, che prosegue da metà del 2012, con bassi livelli di attività e scarso rendimento, e un’underperformance rispetto all’indice regionale di 1.6%. “Il volume delle grandi operazioni di M&A in Europa non mostra segnali di ripresa e così le relative performance. Cresce leggermente il numero delle operazioni effettuate in cui l’Europa è target dell’operazione mentre diminuiscono i deal in cui il vecchio continente gioca il ruolo dell’acquirer.

L’M&A europeo è ancora chiaramente influenzato negativamente dalla mancata crescita economica, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che si tratta di uno dei mercati M&A più difficili dal punto di vista normativo e che prevalgono le operazioni cross-border”, prosegue Carniol. Secondo la ricerca, gli acquirer del Nord America, nel terzo trimestre, hanno sovraperformato l’indice regionale del 10,3%, valore ben più elevato rispetto all’ultimo picco del 6.6% raggiunto nell’ultimo trimestre del 2008. Si tratta, ed è la prima volta da quando la ricerca viene effettuata, del quarto trimestre consecutivo di  ovraperformance. Nel corso degli ultimi cinque anni questo mercato ha mostrato una volatilità in termini di volume di operazioni e di acquirer performance più bassa rispetto alle altre regioni e le recenti tendenze mostrano una crescita ulteriore e piuttosto stabile. 

“Il Nord America, come era nelle attese, sta guidando il mercato e il messaggio è chiaro: le attività di M&A sono riprese. È però interessante notare come, nonostante vi si concluda circa il 60% complessivo delle grandi operazioni livello globale, ci si trovi davanti a un mercato essenzialmente domestico e la maggior parte delle operazioni non sono cross border”, ha aggiunto Carniol.

Gli acquirer dell’area Asia-Pacifico, nel terzo trimestre, hanno sovraperformato l’indice regionale del 4.0%. Inoltre i volumi delle grandi operazioni di M&A si stanno stabilizzando e anche questo mercato, che rappresenta circa il 20% delle operazioni mondiali, è prevalentemente domestico, con gran parte delle operazioni chiuse all’interno del Paese e della regione.

Carniol conclude: “Sembrerebbe che gli acquirer dell’area Asia-Pacifico non abbiano tratto vantaggi dalla crisi finanziaria per accrescere, come molti si sarebbero aspettati, la loro quota nel mercato M&A, ma hanno costantemente sovraperformato. Ciò è supportato dai rendimenti di tutti gli acquirer nell’arco dei tre anni, che mostrano gli operatori della regione in testa rispetto con una outperformance del 3.1%, rispetto al 2.6% dell’Europa e al 1.5% del Nord America. Il loro approccio all’M&A apparentemente cauto, focalizzato verso un consolidamento domestico e una crescita nel corso degli anni, sta chiaramente dando i suoi frutti “.