Adriano Bonafede

Milano «N elle aziende italiane bisogna passare da una visione del rischio caratterizzata dalla sindrome del ‘gatto nero’, vale a dire la paura di possibili eventi negativi futuri augurandosi che non accadano, a una gestione attiva nell’ottica del ‘cigno nero’». Marco Piccitto, senior partner responsabile delle attività di Risk Management nel Mediterraneo per McKinsey, sottolinea come i manager italiani siano a volte poco preparati a una corretta gestione dei rischi ». Scusi ma cosa intende per ‘cigno nero’? «Cigno nero o black swan è il modo convenzionale di definire eventi ritenuti poco probabili e deriva dalla convinzione in Europa, qualche centinaio di anni fa, che non esistessero cigni neri, finché gli esploratori non raggiunsero l’Australia, dove esiste una specie nera. Nel gergo del management, cigno nero significa capire in anticipo quali sono gli eventi che potrebbero sconvolgere l’attività futura e attrezzarsi per trarne profitto». Dunque lei dice che anche eventi sfavorevoli possono diventare un’occasione di business? «Proprio così, ma bisogna saperli anticipare». Quando si parla di rischio per un’impresa mi pare che le accezioni siano varie. «Infatti bisogna intendersi. Esistono due definizioni molto diverse di rischio: una situazione che può generare danno, pericolo o perdita, oppure l’effetto dell’incertezza sulla performance. La prima accezione è evidentemente costruita in negativo e definisce il rischio come un qualcosa da evitare o ridurre a ogni costo: è la sindrome del gatto nero; la seconda accezione è ambivalente, perché sottintende che il rischio può impattare sulla performance in maniera sia negativa che positiva, e pertanto bisogna gestirlo in maniera attiva, in un’ottica cigno nero, come si diceva prima». Perché il rischio può impattare sulle imprese anche in maniera positiva? Può fare un esempio? «Se si producono auto, uno degli elementi di rischio è il costo delle materie prime. Per alcune case, l’impatto di un rialzo del costo delle commodities può far evaporare fino al 50 per cento del margine operativo. Un’azienda che si attrezzi contro l’aumento del costo delle materie prime può diminuire il prezzo delle auto vendute e quindi sottrarre quote di mercato alle imprese che non l’hanno fatto». Quanto è in ritardo l’Italia? «A livello di paese, l’indice di Hofstede che misura l’avversione al rischio segnala per l’Italia un punteggio del 15% superiore rispetto a paesi come la Germania e del 40-50% più alto di paesi come Inghilterra o Stati Uniti. Siamo, in altre parole, molto più avversi al rischio, cioè il gatto nero qui è di casa. Passando alla considerazione di cosa avviene nelle grandi aziende industriali italiane, è interessante notare che in molte di esse unità organizzative di primo livello dedicate alla gestione dei rischi sono nate (ove presenti) negli ultimi 5-7 anni rispetto ad altri paesi europei dove questa trasformazione è iniziata 10-15 anni fa. Inoltre, l’attenzione alle tematiche di rischio nei bilanci sembra meno pressante che altrove». Che fare, quindi, per colmare il gap con gli altri paesi? «Per le aziende industriali, che hanno iniziato solo recentemente il loro percorso di rafforzamento delle attività di risk management, il suggerimento è di creare un presidio dedicato alla gestione dei rischi che sia contemporaneamente influente sulle decisioni aziendali (vale a dire a livello Ceo-1) e indipendente, cioè con accesso diretto agli organi deputati alla supervisione strategica e al controllo. Poi di sviluppare dei modelli di risk management che consentano di misurare in maniera oggettiva i rischi cui l’azienda è esposta. Infine, di approcciare il rischio da un punto di vista non solo di compliance/controllo ma gestionale, chiedendosi come il verificarsi dei rischi può modificare la performance aziendale e come gestirli al meglio». Da dove può cominciare per le imprese una corretta gestione del rischio? Cosa dovrebbero fare? «Possono cominciare con il rispondere a una domanda molto semplice, cioè qual è la quota del margine industriale che può scomparire nel caso in cui la causa di rischio più importante si manifesti in maniera negativa. Abbiamo detto prima quanto sia importante la gestione di questo rischio nel settore automobilistico. È fondamentale che ogni impresa conosca questo numero e lo gestisca adeguatamente». Qui sopra. Marco Piccitto, senior partner McKinsey per le attività Risk management Mediterraneo