Una giornata campale, tra pubblicazione dei conti, assemblea e incontro con gli analisti. Ma i risultati portati a casa dall’a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel sono di quelli che non si dimenticano. Innanzitutto le strategie di medio-lungo periodo, con piazzetta Cuccia che va verso la fine di un patto di sindacato, che l’aveva contraddistinta per decenni come uno dei principali salotti buoni della finanza nazionale; poi i dati di bilancio, oltre le aspettative; infine, la soddisfazione degli analisti, trasformatasi in acquisti di borsa, con una chiusura del titolo a 6,54 euro, +3,32%, uno dei risultati migliori dell’intero listino.

Mediobanca ha dunque iniziato le operazioni per sciogliere il suo patto di sindacato.

L’accordo ha strappato un rinnovo biennale con una quota sindacata appena sopra il minimo sindacale del 30%.

Ma ieri è emerso che il patto potrebbe avere vita brevissima e mutare ben prima della scadenza in un più semplice accordo di consultazione. In sostanza, liberi tutti anche a piazzetta Cuccia.

Alberto Nagel da tempo perora la causa di un alleggerimento del patto Mediobanca. Un desiderio, quello di avere un patto leggero alle spalle, che nel recente passato ha portato non poche critiche all’amministratore delegato di Mediobanca. Caduto il tabù del Patto, Mediobanca sarà una società più contendibile che, in linea di principio, potrà più agevolmente effettuare operazioni straordinarie sia di acquisizioni sia di fusioni.

I conti trimestrali hanno poi corroborato le tesi dell’a.d.

Nei primi tre mesi dell’esercizio 2013-2014, il margine di interesse è salito del 4,4% a 270,5 mln euro e l’utile netto a 171,2 mln (dai 109 dello stesso periodo 2012-2013). Il consenso sul risultato netto era fermo a 150 mln. Il Core Tier 1, che non comprende l’utile netto di periodo, è stato dell’11,5% (11,7% a giugno), il Total capital ratio al 15,4% (15,6%).

Per Equita sim sono stati numeri oltre le attese; per un altro analista, hanno suscitato particolare interesse i costi e le cessioni del portafoglio equity, superiori alle attese, con una buona plusvalenza e in linea con la strategia del gruppo».

La partecipazione in Telco è scesa dall’11,62 al 7,34% (e in trasparenza quella in Telecom Italia dal 2,6 all’1,6%); gli altri possessi azionari sono stati ridotti per 139 milioni (utili da cessione per 20,7 milioni). La raccolta è cresciuta nel trimestre per oltre 3 miliardi, quale effetto di nuove emissioni obbligazionarie per 1,7 miliardi e maggiori depositi CheBanca! (da 11,9 a 13,6 miliardi); includendo il covered bond (750 mln emessi in ottobre), il programma di raccolta annuale è stato in gran parte completato. Gli impieghi sono rimasti stabili a 33 miliardi; nel trimestre sono stati erogati 1,3 mld nel Retail & consumer (+12%) e 1,1 mld di stipulato corporate.

Il positivo contributo del Principal investing (utile lordo da 20 a 141 milioni) e la crescita del Consumer & retail Banking (ricavi +11% a 228 milioni) hanno bilanciato il forte calo dei ricavi del Corporate & investment banking (-45% a 118 milioni).

Nel trimestre i movimenti del portafoglio titoli hanno determinato utili netti per 85,5 milioni connessi al progressivo alleggerimento del portafoglio azionario (20,7 milioni a fronte di cessioni per 139 milioni) e al riassetto Telco (58,8 milioni, a seguito del cessione al nominale di 90 milioni del prestito soci sui complessivi 203 milioni in portafoglio).

Nell’assemblea seguita alla pubblicazione dei dati, Alberto Nagel ha sottolineato che Mediobanca «ha un patrimonio più che adeguato a superare i nuovi test della Bce». Inoltre, Generali ass. (la quota è del 13,4% ndr) continuerà a produrre reddito per la banca. Per questo abbiamo deciso di tenere il 10%» in portafoglio.

Secondo Nagel, ora uno degli obiettivi prioritari è quello di «far crescere i ricavi, di avere un ritorno all’equity tra il 10 e il 15% e avere una banca ben equilibrata tra corporate e retail».

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