di Francesco Ninfole 

In tempi di recessione e crisi del debito sovrano le banche sono sottoposte a molteplici pressioni. La valutazione degli istituti, fino a pochi anni fa basata principalmente sulla redditività e sul ritorno per gli azionisti, è diventata una faccenda assai complessa, poiché sono numerosi i fattori da tenere sotto osservazione.

Roe e utili, da soli, non bastano più. Una valutazione a 360 gradi sulle banche italiane è stata fatta da Lombard, il magazine bimestrale in lingua inglese del gruppo Class Editori, che ha compilato un superindice riassuntivo di molti rapporti finanziari, in modo da considerare nel giudizio, oltre alla redditività, anche la solidità, la qualità dell’attivo e l’efficienza operativa. Tra le banche di maggiori dimensioni il superindice più alto è stato quello di Mediobanca. Tra quelle di medie dimensioni (cioè con fondi amministrati sotto 60 miliardi) ha primeggiato Cassa di risparmio di Ravenna. Il gruppo Intesa Sanpaolo ha avuto i voti più alti tra le private bank (con Banca Fideuram) e tra le banche d’investimento (con Banca Imi), Generali tra le assicurazioni, Mediolanum Fondi nella gestione del risparmio.

 

Nel dettaglio, i superindici di Lombard (si vedano tabelle) includono i risultati delle banche nei tre anni tra il 2010 e il 2012.

Gli analisti del magazine hanno selezionato i maggiori 30 gruppi bancari sulla base dei fondi amministrati a fine 2012: il dato include depositi interbancari e dei clienti, capitale, titoli della clientela tenuti in custodia e asset in gestione. In seguito gli analisti hanno calcolato indici finanziari su solidità dei bilanci (patrimonio-asset totali; capitale e riserve-prestiti netti; free capital-capitale e riserve), efficienza (spese operative rispetto a margine di intermediazione, tier 1 e total capital ratio), redditività (roa e roe) e qualità dell’attivo (crediti scaduti rispetto al totale netto a fine 2012). Per ogni ratio è stato assegnato alle banche un voto da 1 a 10 sulla base dei dati ottenuti e dalla varianza dai valori medi. Il superindice è la media delle classifiche in ogni categoria. Cinque stelle corrispondono a un superindice oltre 7, quattro stelle compreso tra 6 e 7, tre stelle tra 4-6, due stelle tra 3-4, infine una stella per valori più bassi di 3. Alcune correzioni sono state adottate per le private bank e le società di gestione.

Tra i maggiori gruppi bancari, ha rilevato Lombard, le novità salienti sono arrivate daUbi Banca e Unicredit, che sono salite sul podio, incalzando Mediobanca. Quest’ultima, in virtù del suo particolare modello di business che punta soprattutto sul corporate, ha mantenuto la prima posizione. Nella valutazione di questo risultato va tenuto conto che la composizione del superindice premia soprattutto indicatori che sono stati messi sotto pressione per le banche commerciali dalla crisi economica degli ultimi cinque anni, e in particolare nel mercato italiano dall’estate 2011. La forza relativa del gruppo guidato da Alberto Nagel tuttavia emerge anche da un altro dato: mentre i tradizionali gruppi bancari hanno ridotto asset e costi, chiudendo filiali e tagliando il personale, Mediobanca ha aumentato lo staff del 15% tra il 2008 e il 2012, aperto filiali all’estero e soprattutto generato dalla gestione un reddito che ne ha rafforzato il patrimonio fino a raggiunge un total capital ratio pari a 15%, senza ricorrere agli azionisti e facendo fronte alle perdite sulle partecipazioni strategiche. Nello stesso periodo le banche italiane hanno dovuto raccogliere capitali freschi sul mercato per circa 36 miliardi (e le banche europee per ben 373 miliardi).

 

Lombard ha rilevato inoltre che i risultati che hanno portato sul podio Unicredit sono stati l’effetto di una cura dimagrante, accelerata nel 2012, del leverage ratio. La leva è scesa sotto il multiplo di 18, partendo da 32 nel 2008, mentre le 20 maggiori banche europee sono scesi da 40 a 27. La cura ha agito soprattutto sul portafoglio finanziario che si è ridotto del 20% in cinque anni (a 212 miliardi), mentre per i peer il dato corrispondente si è fermato al 6%. «Il problema delle banche è ora la redditività prospettica», ha commentato il ceo della banca Federico Ghizzoni. «Unicredit ha maggiori possibilità di lavorare sull’efficienza ed è avvantaggiata dalla diversificazione geografica, in quanto presente in Paesi che crescono, tra cui Russia, Turchia e Polonia». Anche la performance di Ubi è stato spinta, soprattutto nell’ultimo anno, dall’azione combinata sui costi (-5%) e sui ricavi (total income +4,5%), che ha prodotto quasi un raddoppio del reddito operativo, cresciuto da 477 a 849 milioni. Che probabilmente segna la fine del ciclo di deleveraging per la banca guidata da Victor Massiah.

Nelle due classifiche sulle banche regionali e locali (una sui gruppi e una sulle singole entità) c’è al vertice la Cassa di Risparmio di Ravenna, presieduta da Antonio Patuelli (che è anche il presidente Abi) e diretta da Nicola Sprizzi. Tra i gruppi di medie dimensioni, la Banca Popolare di Sondrio, prima l’anno scorso, è scesa al secondo posto. Lombard ha osservato che anche nel 2012 l’istituto lombardo ha segnato risultati eccellenti, con un aumento dell’utile operativo del 74%. Ma tra le città si è distinta senza dubbio Ravenna, perché oltre alla Cassa c’è in seconda posizione (a livello di singole società) anche la Popolare di Ravenna, che l’anno scorso figurava sul gradino più alto. Tra i due competitor però c’è un differenza significativa, ha precisato la rivista. La Popolare fa parte del gruppo Bper, con oltre 76 miliardi di asset in gestione, e quindi gode di sinergie sia in termini di know how e tecnologie, centri di costo importanti soprattutto nelle piccole dimensioni. La Cassa di risparmio è invece un gruppo indipendente con poco più di 10 miliardi di fondi amministrati, circa 140 filiali e un migliaio di dipendenti, attivo anche nel credito al consumo e nell’asset management. Opera in due aree d’Italia, la costa adriatica-romagnola e quella tirrenica della Toscana, che hanno risentito meno della crisi economica e sono aree ad alto risparmio, con forti flussi turistici. La performance della Cassa dipende molto dalla sostanziale equilibrio tra raccolta diretta e impieghi e dall’efficienza nella gestione corrente. In un anno difficile come il 2012, in cui anche la Cassa ha approfittato dei prestiti Ltro della Bce, finanziandosi per 740 milioni, da cui ha ricavato un utile finanziario di 2,4 milioni, l’istituto ha registrato una crescita dell’operating profit del 34%, propiziata da costi stabili e un aumento dei ricavi del 10%. Ma il dato più significativo per Lombard è stata la capacità di rafforzamento del patrimonio. A fine 2012 gli indici patrimoniali segnavano un core tier 1 superiore al 10% e, soprattutto, un total capital ratio di oltre il 15%, il migliore in assoluto della categoria.

 

Quanto al settore dell’investment banking, l’analisi ha rilevato che in un contesto recessivo, con attività tutta spostata sul lato debito e contrassegnata da qualche interessate operazione di M&A, Intesa Sanpaolo ha conservato il primato in Italia davanti ai due storici competitor, Unicredit (i cui dati tuttavia non evidenziano la componente italiana e quindi sono parzialmente disomogenei con quelli di Intesa) eMediobanca. Tra le private bank Fideuram, ha mantenuto la prima posizione, come da tre anni a questa parte, per effetto di una crescita bilanciata tra masse in gestione (+12%) ed efficienza operativa, che appare dal dato in crescita delle commissioni nette. (riproduzione riservata)