di Gabriele Ventura  

 

La riforma forense ha fermato le lancette dell’orologio per gli avvocati. Dalle società tra professionisti fino all’assicurazione obbligatoria, infatti, le nuove regole che hanno riformato tutte le professioni, non hanno scalfito quella legale, protetta dalla legge n. 247/2012. Risultato: l’attuazione della riforma, a otto mesi dalla sua entrata in vigore, è ancora ferma al palo. Dei quasi 40 regolamenti attuativi, infatti, ne sono stati approvati cinque, tutti dal Consiglio nazionale forense: lo sportello del cittadino, l’elenco delle associazioni specialistiche e, da ultimo, l’osservatorio permanente sull’esercizio della giurisdizione e i consigli distrettuali di disciplina. Insomma, tutti interventi che di certo non risolvono i problemi di una professione in costante crescita esponenziale e con redditi ancorati al 1990 (si veda inchiesta di ItaliaOggi Sette del 23 settembre scorso). In stand-by ci sono materie come tirocinio, esame di stato, assicurazione obbligatoria, società professionali, specializzazioni. Tutte di competenza del ministero della giustizia, è vero, ma che almeno in parte sarebbero potute entrare in vigore un anno fa e ad agosto scorso, attraverso il dpr n. 137/2012. Insomma, l’unico effetto pratico della riforma forense, fino adesso, è stato di fatto quello di bloccare lo sviluppo della professione. Emblematico il caso del decreto parametri, che è stato appena inviato dal ministero della giustizia al Consiglio di stato e al Cnf per i relativi pareri e che, con tutta probabilità, entrerà in vigore con un anno di ritardo rispetto ai correttivi approvati per tutte le altre professioni. Con ulteriori perdite per gli avvocati ai quali da un anno a questa parte vengono liquidate le parcelle del dm 140/2012, che lo stesso ministero della giustizia ha riconosciuto essere troppo basse.

L’attuazione della riforma forense. I regolamenti di attuazione della legge n. 247/2012, entrata in vigore il 2 febbraio 2012, sono in tutto 39: 16 di potestà normativa del Cnf, 5 dei Coa, 15 demandati a decreti ministeriali e 3 deleghe al governo. Il Cnf, come detto, ne ha approvati cinque, mentre il decreto parametri è a metà del guado. Per il resto, è tutto fermo. A partire dalla delega legislativa per la disciplina dell’esercizio in forma societaria della professione forense, scaduta ad agosto. A oggi, quindi gli avvocati, a differenza di tutte le altre professioni, non hanno una disciplina aggiornata per lo sviluppo della forma associativa, che, in tempi di crisi, è l’unica molla per sopravvivere sul mercato. Altro punto nodale, per lo sviluppo della professione, è quello delle specializzazioni. Il Cnf ha emanato il regolamento per l’elenco delle associazioni specialistiche. Ma manca quello sulle specializzazioni, demandato al governo. Al palo anche il nuovo tirocinio, i corsi di formazione per l’accesso alla professione, l’esame di stato. E quello sulla contribuzione dei 56 mila avvocati confluiti in Cassa forense dopo l’approvazione della riforma forense. Al Cnf, invece, è demandata l’approvazione del codice deontologico entro febbraio 2014, il regolamento sulla formazione continua, l’istituzione e l’organizzazione delle scuole forensi.

Il parere dei giovani. Secondo Dario Greco, presidente dei giovani avvocati dell’Aiga, l’unica vera novità portata dalla riforma forense è «la vessazione dei giovani avvocati, che sono gli unici sottoposti a formazione permanente obbligatoria mentre i colleghi più anziani sono esonerati. Per il resto, è cambiato poco, siamo in attesa dei nuovi parametri e speriamo vengano rapidamente approvati. Certo, a novembre 2012 avevamo ottenuto un impegno da parte del ministro Severino, che poi non si è tradotto in decreto ministeriale per volere del Cnf». «Da sottolineare poi che è stato approvato il regolamento sulle associazioni specialistiche ma non quello sulle specializzazioni da parte del ministero. A suo tempo, però, eravamo già convinti che questa legge non avrebbe risolto i problemi della categoria. Per rilanciarsi, gli avvocati hanno bisogno delle nuove norme sulle specializzazioni, purché non vengano intese come rendite di posizione per gli avvocati anziani. Non parlo dei titoli di specialista, amministrativista e via dicendo, ma della necessità, per i giovani di specializzarsi in qualcosa di nuovo, come può essere il diritto europeo o le materie interdisciplinari».

I regolamenti approvati. Da ultimo, il Cnf ha approvato le bozze di due regolamenti: quello che istituisce l’Osservatorio permanente sull’esercizio della giurisdizione e quello che disciplina il nuovo procedimento disciplinare. L’Osservatorio è uno strumento a disposizione dell’avvocatura per la raccolta di dati e informazioni, attinenti il sistema giustizia. Alla raccolta dei dati seguirà la predisposizione di indagini, analisi ed elaborazioni dei risultati, obiettivi e completi, trasparenti e affidabili. La bozza di regolamento sul procedimento disciplinare si aggiunge invece a quella attinente alle norme per la elezione dei componenti dei consigli distrettuali di disciplina, approvata a fine luglio e inviata agli ordini che dovranno esprimersi entro il 15 novembre.

© Riproduzione riservata