Crolla il potere d’acquisto delle famiglie italiane nel 2012. Lo certifica l’Istat spiegando che il potere d’acquisto e’ diminuito del 4,7% nello scorso anno, registrando il dato peggiore dal 1990, inizio delle serie storiche.
La spesa per consumi finali delle famiglie residenti ha evidenziato un calo in volume del 4,2%. Nell’ambito dei consumi finali interni, la componente dei servizi e’ diminuita dell’1,4% e quella dei beni del 6,7%; particolarmente marcate risultano le flessioni della spesa per vestiario e calzature (-9,9%) e per trasporti (-8,6%).
Inoltre, continua l’Istituto di Statistica, nel 2012 il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici è sceso a prezzi correnti del 2%; la dinamica dei prezzi ha, tuttavia, determinato una contrazione del potere d’acquisto, cioè il reddito disponibile in termini reali, del 4,7%. Contemporaneamente la spesa per consumi finali si è ridotta dell’1,5%: la diminuzione dei consumi è quindi risultata lievemente meno accentuata di quella del reddito disponibile, dando luogo a un calo di 0,4 punti percentuali della propensione al risparmio (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il loro reddito disponibile), che è scesa all’8,4% nel 2012 dall’8,8% del 2011.
Per Confesercenti “il forte calo del potere d’acquisto segnalato dall’Istat non può sorprendere perché è  la conseguenza diretta di una lunghissima recessione che ha demolito occupazione e consumi, mentre la pressione fiscale era in forte rialzo. Una conferma della drammatica situazione in cui versano le famiglie italiane viene anche dal crollo del reddito disponibile reale: secondo nostri calcoli dall’inizio del 2012 alla fine del 2013 la sua riduzione toccherà il 6,5%”.
La Uil sottolinea che “le dinamiche economiche del nostro Paese sono sempre negative, nonostante che il surplus primario italiano sia uno dei più alti fra i Paesi dell’area euro. Infatti, ancora una volta, si testimonia il crollo del potere di acquisto, toccando il calo peggiore dal 1990, e diminuisce anche il reddito disponibile. Non si poteva pensare diversamente perché in ogni famiglia vi è un dramma sociale: fra chi ha perso il lavoro, chi non lo trova e chi vive con contratti precari. Fino ad oggi la famiglia ha svolto la funzione di welfare e adesso non lo può fare più in quanto vengono meno reddito e propensione al consumo”.