di Andrea Montanari

 

Flavio Repetto potrebbe perdere la poltrona di presidente della Fondazione Carige, carica che al momento gli compete fino al 2016, per le stesse ragioni che hanno portato al defenestramento di Giovanni Berneschi dalla banca che guidava da 25 anni.

Troppo il potere concentrato nelle mani del numero uno dell’ente che ha il 46,66% dell’istituto ligure. Questo è il succo dell’attacco frontale sferrato lunedì dalla maggioranza dei consiglieri d’indirizzo della Fondazione, che hanno chiesto la convocazione urgente del consiglio per la sfiducia al presidente. Una decisione che, come confermano più fonti vicine al dossier e come ribadito da ambienti vicini organi di vigilanza a MF-Milano Finanza, non intaccherà la stabilità e il processo di ristrutturazione avviato dal nuovo corso della banca genovese, ovvero il presidente Cesare Castelbarco Albani, il vice Alessandro Repetto e il dg Ennio La Monica.

La piena fiducia negli organi bancari verrà con ogni probabilità confermata nel documento che i 17 consiglieri di varia area (politica e culturale) stanno elaborando in queste ore e che dovrebbe essere resa nota in questi giorni.

«È un atto di sfiducia nei confronti del presidente della Fondazione e dei suoi metodi di gestione; non certo nei confronti della banca, che deve procedere per la sua strada», confermano alcuni membri del consiglio d’indirizzo a MF-Milano Finanza. «Il rinnovo dell’ente deve passare dall’avvicendamento della presidenza», tanto più che il cda è decaduto il 20 settembre e ancora non è stato rinnovato.

Il consiglio sarà convocato entro 10 giorni dalla richiesta avanzata lunedì, quindi il termine ultimo è il 23 ottobre.

 

Secondo alcune interpretazioni, la data sarebbe il 30 ottobre, «ma noi abbiamo chiesto la convocazione a giorni», ribadiscono le fonti.

Tempi stretti per rispondere ai quesiti posti dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e che sono alla base della lettera di sfiducia a Repetto. La Fondazione è troppo esposta verso Carige: il 95,1% dell’attivo totale e il 136,19% del patrimonio netto sono rappresentati dalla quota di riferimento nella banca, che a sua volta contribuisce per 71,26 dei 76,59 milioni proventi incamerati dall’ente nel 2012. Il tutto a fronte di un debito di 187 milioni. Senza trascurare l’operazione di vendita di diritti e riacquisto di obbligazioni avvenuta nel 2010 con lo Ior e costata più di 100 milioni alla Fondazione, pronta a rispondere con la cessione della quota (0,16%) in Cdp (valore: 113 milioni) e la discesa nel capitale della banca. Il tema preoccupa la politica ligure al punto che il presidente della Regione, Claudio Burlando, ha convocato per oggi un incontro urgente di enti e istituzioni che designano i consiglieri di indirizzo in Fondazione. Anche se al momento non pare lo scenario più probabile, a Genova c’è chi parla di possibile commissariamento della banca. Tale opzione si potrebbe concretizzare solo se i vertici dell’istituto decidessero di dimettersi spontaneamente, visto che la loro nomina è avvenuta durante un’assemblea straordinaria legittimamente convocata. (riproduzione riservata)