Stefania Aoi

Milano S ono sempre più informate sulle questioni finanziarie e hanno imparato a rischiare di più. Anche se ancora preferiscono delegare le decisioni su come investire i propri risparmi a padri o mariti. Le donne italiane hanno insomma maggiore confidenza che in passato con banche e assicurazioni. Lo rivela un’indagine presentata a inizio mese a Roma da Episteme e realizzata sulla base di duemila interviste per conto di Axa Assicurazioni e Axa Mps. Negli ultimi cinque anni è per esempio aumentato il numero di italiane che legge i giornali economici. Se nel 2008 una donna su cinque sfogliava quotidiani di genere, nel 2012 siamo arrivati a due italiane su cinque (il 38,4 per cento). Allo stesso modo è cresciuta la percentuale di coloro che si ritengono competenti in questioni finanziarie: meno di una donna su cinque nel 2008 (il 16 per cento). Quasi due su cinque oggi (36,2 per cento). L’indagine — intitolata “La percezione delle donne su rischio, protezione, assicurazione e nuovi modelli di consumo e scelta finanziaria in Italia” — va comunque oltre la relazione italiane e finanza e scatta una fotografia completa ed esaustiva della donna moderna. Sempre più impegnata e versatile. Capace di occuparsi della casa e del lavoro allo stesso tempo. Secondo dati Istat un terzo delle lavoratrici ha più di tre bambini e si occupa di loro. Si prende cura dei genitori anziani. Se “fortunata” passa parte della sua giornata in un ufficio, in un negozio, in uno stabilimento, dove difficilmente riesce a beneficiare del part-time. Ed è sempre meno sostenuta dal sistema di welfare pubblico. A causa dei tagli alla spesa, gli enti locali riescono a dare sempre meno risposte. Soprattutto nelle grandi città ottenere un posto all’asilo nido e ricevere assistenza domiciliare per gli anziani è sempre più difficile. «Servirebbe uno sforzo collettivo — afferma Andrea Rossi, amministratore delegato di Axa Assicurazioni — per la creazione di un welfare pubblico-privato per la famiglia ai fini della conciliazione vita-lavoro». Tanto impegno da parte della donna non viene quasi mai ricompensato. Ma anzi, l’indagine Episteme rivela che sul fronte lavorativo le italiane sono penalizzate. In genere guadagnano meno degli uomini. Il 46 per cento delle intervistate ha dichiarato che nei prossimi mesi avrà meno soldi da spendere, contro il 34 per cento dei colleghi. Per non parlare delle difficoltà nella carriera. Il 37 per cento spiega addirittura che la propria posizione economica risulta meno sicura dello scorso anno. Eppure più donne in posizioni di prestigio aiuterebbero le stesse aziende attraendo nuovi clienti. Un dato emerso dalla ricerca è che le italiane sottoscriverebbero più volentieri una polizza con una compagnia amministrata da una donna. «Questa esigenza — ha dichiarato l’amministratore delegato di Axa Mps Frédéric de Courtois — deve spingere il nostro settore a una riflessione sull’importanza di una maggiore presenza femminile al nostro interno». Non sono dunque, solo le iscritte alla Cgil a denunciare le difficoltà sempre maggiori delle italiane. Lo hanno fatto a muso duro a Torino la settimana scorsa, davanti al ministro del Lavoro Elsa Fornero durante un’iniziativa del movimento “Se non ora quando”. La stessa Istat, il nostro istituto di statistica nazionale, ha tracciato di recente un preoccupante ritratto dell’Italia col fiocco rosa. Dove certo non tutto è perduto. Dove c’è chi lavora per migliorare. E c’è chi cerca di reagire e rialzarsi in piedi. Ma dove comunque un terzo delle donne sotto i 54 anni non ha un reddito. Le più grandi difficoltà sono soprattutto nel sud del paese e si accentuano tra le giovani generazioni. Da Roma in giù la probabilità di trovare lavoro per una ragazza tra i 15 e i 29 anni è pressoché pari a zero. Meno di due ragazze su dieci in cerca di lavoro ne trovano uno ed era dal 2004 che non andava così male. Va male anche considerando solo i giovani tra i 18 e i 29 anni, e quindi escludendo gli studenti. Il tasso di occupazione resta basso, sotto la media nazionale. Solo una giovane su cinque trova lavoro contro invece la media nel Nord Italia dove la metà di chi cerca trova (45,7 per cento). Al generale peggioramento delle condizioni delle donne in questi ultimi anni, ha però fatto seguito una grande capacità di reazione delle signore del Paese, che hanno fatto di necessità virtù. In Italia secondo l’indagine Episteme cresce non a caso la propensione al rischio visto come rimedio alla crisi. E se nel 2008 solo due donne su cinque (43 per cento) pensava di mettersi in affari da sola, nel 2012 la percentuale è salita al 60,4 per cento (tre donne su cinque). Inoltre se quattro anni fa solo un terzo delle intervistate sosteneva di cercare situazioni nuove e stimolanti, nel 2012 questa è la posizione dei due terzi delle signore. E vista l’assenza del posto fisso, sempre più spesso le donne cercano di tutelarsi sottoscrivendo una assicurazione. Quattro anni fa solo la metà delle italiane pensava a farne una, mentre adesso quasi quattro su cinque ammettono di averci fatto un pensierino. “Servirebbe – afferma Andrea Rossi, ad di Axa Assicurazioni – creare un welfare pubblico-privato per la famiglia che concili vita e lavoro”