Dopo aver dato via a una stagione di consolidamento i big della sanità privata Usa guardano fuori dai confini americani per trovare nuove possibilità di espandere un business se non messo in crisi quanto meno limitato dalla riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama. Di ieri è l’annuncio che UnitedHealth Group acquisirà il 90% di Amil Participações, numero uno in Brasile sia delle assicurazioni sanitarie che della gestione delle strutture ospedaliere. L’operazione, del valore di 4,9 miliardi di dollari, permette al gruppo Usa di entrare da protagoniosta nel mercato brasiliano della sanità privata che vanta tassi di crescita senza confronti nel mondo. Edson Bueno, fondatore e chief executive di Amil, conserverà insieme al partner Dulce Pugliese il rimanente 10% del capitale per almeno cinque anni, scendendo dal 70% attualmente controllato. Le due società hanno sottolineato che l’operazione comprende 600 milioni di dollari di benefici fiscali secondo le normative brasiliane, abbassando il costo dell’acquisto dei titoli a 4,3 miliardi di dollari. UnitedHealth, come le rivali Usa del settore, è sotto pressione visto che il governo federale ha messo il freno ai rimborsi di Medicaid e Medicare e la concorrenza si è fatta più agguerrita per questo. «L’economia brasiliana in crescita, un’emergente classe media e politiche progressivamente sempre più aperte verso le cure gestite fanno del Paese un mercato con un elevato tasso di crescita potenziale», ha sottolineato il chief executive di UnitedHealth Stephen Hemsley. Il gruppo Usa ha dichiarato di attendersi un leggero miglioramento degli utili 2013 dall’operazione. UnitedHealth ha anche dato la guidance del terzo trimestre di questo esercizio, con utili per azione a 1,45 dollari contro gli 1,25 stimati in media dagli analisti.