La Commissione europea ha varato, ieri a Strasburgo, l’attesa proposta di via libera alla cooperazione rafforzata di un gruppo di stati membri (per ora dieci, compresa l’Italia, si attende il sì definitivo dell’Estonia) per l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie (Tff o Tobin tax), un progetto che non era stato possibile approvare a 27, perché sarebbe stata richiesta l’unanimità, impossibile a causa dell’opposizione non solo britannica, ma anche svedese, olandese e polacca. La cooperazione rafforzata, invece, per essere approvata dal Consiglio Ue, ha bisogno solo della maggioranza qualificata e Londra non può bloccarla, neanche con l’aiuto di Stoccolma, Varsavia e Amsterdam (nel sistema di voto ponderato in Consiglio servirebbero 91 voti per costituire una minoranza di blocco, e i quattro paesi insieme non arrivano a 80). È richiesta anche l’approvazione del parlamento europeo, che appare quasi scontata. Il testo della Commissione è per ora solo una richiesta di procedere alla cooperazione rafforzata con i dieci paesi che hanno confermato per lettera la loro intenzione di parteciparvi: Germania, Francia, Austria, Belgio, Portogallo, Slovenia, Grecia, Italia, Spagna e Slovacchia. Nel testo approvato ieri, l’esecutivo comunitario constata che ci sono tutte le condizioni giuridiche per procedere su questa strada e ritiene che non vi saranno conseguenze negative sul funzionamento del mercato unico, chiedendo poi l’approvazione da parte del consiglio e del parlamento europeo. La tassa vera e propria, che secondo le stime dovrebbe produrre un gettito di 10 miliardi di euro all’anno, sarà in seguito oggetto di una proposta formale e articolata del commissario responsabile, Algirdas Semeta, che comprenderà tutti i dettagli tecnici, in particolare riguardo alle aliquote da applicare. Nella precedente proposta destinata ai Ventisette, presentata 2011, prevista un’aliquota dello 0,1% per gli scambi di azioni e obbligazioni, e dello 0,01% per i contratti derivati. Inoltre, la vecchia proposta che verrà in gran parte ripresa e riadattata, assoggettava alla Tobin tax tutte le transazioni tra le istituzioni fi nanziarie (banche, borsa, fondi d’investimento, assicurazioni e hedge fund), anche se effettuate fuori dall’Ue, quando almeno un operatore è residente nell’Ue. Con la cooperazione rafforzata, presumibilmente, si applicherà lo stesso sistema, ma la tassa scatterà solo quando uno degli operatori risiede in uno degli stati membri partecipanti. La grande incognita resta quella dell’impatto di questa norma sulle transazioni reali. È infatti evidente che tutte quelle realizzate fuori dai paesi dell’accordo non avranno questo tipo di tassazione: di conseguenza, sarà più remunerativo transare in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, piuttosto che in Germania o in Italia. Non a caso, ieri, davanti alle commissioni bilancio di camera e senato, il ministro dell’economia, Vittorio Grilli ha parlato di «tassa delicata». Commentando le parole del ministro, il deputato del Pdl, Alessandro Pagano, ha asserito che «alla lunga carrellata» di misure che, dalla nascita del governo Monti a oggi, hanno aumentato la pressione fi – scale e ridotto drasticamente i consumi, sta per aggiungersi la Tobin Tax, un’imposta a tal punto delicata e controversa, da indurre lo stesso ministro dell’economia ad assumere un atteggiamento cauto e prudente». © Riproduzione riservata