Oltre ad Alcoa, a tirare giù il Dow Jones ieri è stato il titolo Chevron, che scambiava in perdita di oltre il 4% dopo che martedì la U.S. Supreme Court ha respinto l’appello presentato dalla big oil per bloccare la richiesta di risarcimenti da 18,2 miliardi di dollari avanzata nel febbraio 2011 da un tribunale dell’Ecuador in merito alle accuse di inquinamento della giungla amazzonica. Il supremo organo giudicante degli Stati Uniti non ha motivato il rigetto dell’appello di Chevron, dopo che la corte di grado inferiore in gennaio aveva respinto allo stesso mondo un’ingiunzione per bloccare l’applicazione della sentenza ecuadoriana. Il tema del contendere sono le attività di Texaco, acquisita da Chevron nel 2001, nella regione dell’Ecuador di Lago Agrio in un periodo che va dal 1964 al 1992. E ovviamente tutte le big oil guardano alla vicenda con attenzione visto che potrebbe costituire in pericoloso precedente in caso di vittoria definitiva della controparte sudamericana.
La principale difesa di Chevron, più che contestare le accuse, è quella di andare all’attacco degli avvocati che sfrutterebbero i tribunali corrotti dell’Ecuador e di altri Paesi, per speculare ai danni dei colossi industriali americani. L’ultima speranza di Chevron, sconfitta in patria, è quella dell’arbitrato internazionale, il cui procedimento inizierà il prossimo mese di novembre.