Mariano Mangia

Milano I n un mercato della previdenza integrativa che si conferma in fase di stallo, sono ancora i prodotti assicurativi, i Pip, a raccogliere il maggior numero di adesioni, con 158 mila nuovi iscritti nei primi sei mesi del 2012. Dal 2007 a giugno 2012 gli iscritti ai Pip sono cresciuti del 22% all’anno, contro il 3% dei fondi pensione aperti, qui i fondi promossi da compagnie assicurative hanno sinora raccolto il 49% delle adesioni, e un numero sostanzialmente invariato di aderenti ai fondi negoziali. Ma i numeri della previdenza integrativa nel suo complesso non sono entusiasmanti, di fatto vi ha aderito sinora un lavoratore su quattro, e gli stessi Pip non sono immuni da alcune delle problematiche che si osservano negli altri fondi pensione: il fenomeno delle sospensioni contributive interessa il 24% degli iscritti, percentuale che sale al 37% tra i lavoratori autonomi; la contribuzione media non appare elevata, soprattutto per quel 69% di lavoratori dipendenti che, oltre che al contributo del datore di lavoro, ha rinunciato anche a destinare il Tfr al Pip. In assenza dei pur auspicati interventi normativi e fiscali, quali sono le prospettive della previdenza integrativa? Secondo gli esperti di Prometeia Advisor Sim, la recessione e gli effetti della manovra di risanamento dei conti pubblici comporteranno un’ulteriore riduzione dell’occupazione e del risparmio, ponendo ancora sotto pressione sia le adesioni che gli accantonamenti individuali; per contro, la riforma della tassazione delle attività finanziarie ha reso fiscalmente

più appetibili gli strumenti della previdenza integrativa e la stessa riforma del sistema pensionistico, migliorando i tassi di sostituzione, il rapporto tra ultima retribuzione o reddito e assegno pensionistico, dovrebbe contribuire a ridurre il peso del risparmio previdenziale su quello complessivo, rendendo meno onerosa la percezione dell’adesione alla previdenza integrativa. Dalle Assicurazioni Generali fanno notare che, se da un lato la riforma delle pensioni ha migliorato i tassi di sostituzione, grazie principalmente all’innalzamento dell’età pensionabile, il presupposto affinché ciò si avveri risiede anche in una vita lavorativa “regolare”, non intervallata cioè da frequenti interruzioni contributive. «Una prospettiva oggi in apparenza sempre più difficile, visto il dilagare della precarietà occupazionale », osserva Antonella Maier, che in Generali è responsabile area vita e employee benefit. «Le scoperture future potranno essere colmate con efficacia iniziando a versare i propri contributi il prima possibile, senza dimenticare che è altrettanto importante non accumulare periodi di prolungata astensione contributiva ». Proprio per questo motivo la compagnia triestina ha deciso di sensibilizzare i giovani, avvicinandoli al mondo della previdenza integrativa con un’iniziativa dedicata agli “under 40”. «Siamo consci che stiamo parlando di una fase della vita in cui, a volte, si ha difficoltà a progettare il futuro — spiega Maier — Una fase nella quale le risorse da destinare alla previdenza potrebbero essere scarse, ma tuttavia già sufficienti ad assicurarsi una buona partenza ». L’intento dell’iniziativa è creare la coscienza che «prima si inizia, meglio è», ponendo attenzione soprattutto alla continuità dei versamenti, così da sfruttare al meglio il meccanismo tipico delle gestioni assicurative che massimizza la sua efficienza su orizzonti mediolunghi, gli stessi orizzonti che caratterizzano oggi la vita lavorativa dei giovani aderenti. Ma la riforma Monti-Fornero sembra aver prodotto anche un altro effetto. In Unipol hanno visto progressivamente aumentare, nelle periodiche attività di monitoraggio del mercato, la percentuale di riscontri positivi tra coloro che possono avvicinarsi a proposte di previdenza integrativa e osservano un maggior senso di consapevolezza in chi affronta queste problematiche. «L’innalzamento dell’età pensionabile, ad esempio, ha aumentato la consapevolezza soprattutto in chi questo traguardo se lo vede spostare — conferma Domenico Carboni, direttore Vita di Unipol Assicurazioni — Prima si diceva essenzialmente “ci penserà lo Stato”, la crisi ci ha posto di fronte a una realtà diversa. Sono dati che ci portano ad essere più fiduciosi sugli sviluppi del mercato previdenziale ». C’è anche un altro aspetto che sta cambiando. Un gran numero di italiani faceva affidamento per la vecchiaia su uno stock di ricchezza familiare, mobiliare e immobiliare, come confermano la recente ricerca realizzata da GfK Eurisko per conto di Assoreti o quella, tuttora in corso, commissionata dalla Covip. «E’ una visione che avevamo anche noi, sulla base dei risultati di una ricerca condotta con il Censis lo scorso anno — concorda Carboni di Unipol — Oggi, tuttavia, l’idea di basare il proprio futuro previdenziale su una componente di capitale si sta relativizzando, perché per buona parte della clientela questo tipo di supporto si sta erodendo: non avendo capacità di risparmio e con una recessione in atto, molti di loro hanno rinunciato a parte di quel “tesoretto” sul quale confidavano come gamba previdenziale, in favore della vita di tutti i giorni». i numeri della previdenza integrativa non entusiasmano: vi ha aderito un lavoratore su quattro e gli stessi Pip mostrano problemi Sul futuro della previdenza complementare, secondo Prometeia Advisor Sim alcuni fattori sembrano frenarla ma altri possono spingerla