Un sistema assicurativo per proteggere i paesi poveri dagli shock di prezzo delle commodities agricole e non solo. La proposta è stata presentata nei giorni scorsi al Comitato per la food security della Fao dal rapporteur speciale per il diritto al cibo delle Nazioni Unite, Olivier de Schutter, e dalla delegata ai problemi della povertà Magdalena Sepùlveda. Il sistema ideato dai due esperti prevede la creazione di un Fondo globale per la protezione sociale, in parte fi nanziato dagli stati più ricchi e in parte affi dato a programmi di riassicurazione per fronteggiare situazioni di rischio, anche di shock dei prezzi alimentari. In caso di disastri (carestie, alluvioni) che colpiscono intere popolazioni, una polizza assicurativa appositamente ideata per gli Stati più poveri penserebbe a coprire le spese straordinarie. Novità rilevante, visto che le assicurazioni utilizzano quegli strumenti fi nanziari che secondo molti sono i principali responsabili dei picchi dei prezzi agricoli. «C’è differenza tra l’utilizzo di questi strumenti per proteggersi dai rischi», spiega a ItaliaOggi Olivier de Schutter, «e la speculazione alimentata dal guadagno facile. In principio le compagnie di assicurazione private possono avere un ruolo costruttivo nell’aiutare i Paesi più poveri ad adottare regimi di protezione sociale». Qualcosa è cambiato dal 2011, quando anche i leader del G20 riuniti in Francia trovarono comodo accusare la «fi nanziarizzazione» dell’agricoltura tout court per l’aumento dei prezzi alimentari e la volatilità. C’è anche qualcosa che non è cambiato: la capacità degli organismi internazionali di prendere iniziative concrete per contrastare la volatilità resta piuttosto limitata. Lo ha confermato l’incontro dei ministri dell’agricoltura che prendono parte al comitato sulla sicurezza alimentare della Fao, dove si è parlato degli impegni presi nel summit del G20 dell’anno scorso a Cannes, ma si è andati poco oltre l’appello a un «maggiore coordinamento». Anche con le quotazioni dei cereali ai livelli della crisi del 2008 e l’indice Fao dei prezzi che ha ripreso a salire (+1,4% in settembre), i Paesi del G20 hanno comunicato già da una settimana di non aver intenzione di convocare il Forum di risposta rapida alle crisi alimentari, strumento ideato proprio dal summit di Cannes per fronteggiare le emergenze. Secondo il G20 «il mercato sta funzionando bene». Ma le cause strutturali degli shock di prezzo restano. Almeno secondo gli ultimi dati Fao, nel mondo oltre 850 milioni di persone lottano contro la fame, rese più vulnerabili in uno scenario che conferma una tendenza all’aumento dei prezzi alimentari nel lungo periodo, a cui si somma una marcata volatilità dei mercati nel breve periodo. Angelo Di Mambro, Bruxelles