Tutto da rifare. Secondo fonti parlamentari la Legge di stabilità sarà sostanzialmente riscritta durante l’esame in commissione Bilancio a Montecitorio. Allo studio di governo emaggioranza ci sarebbero la riduzione del cuneo fiscale anche attraverso un intervento sull’Irap, l’eliminazione dell’annunciato taglio dell’Irpef e l’aumento dell’Iva, di un punto anziché due, e probabilmente limitato alla sola aliquota ordinaria del 21 per cento. Una brusca marcia indietro rispetto a quanto detto nei giorni precedenti. Il taglio di un punto percentuale delle prime due aliquote Irpef sui redditi fino a 28.000 euro dovrebbe essere cancellato. Analoga sorte per la retroattività al 2012 della nuova franchigia di 250 euro sulle deduzioni e del tetto di 3.000 euro per le spese detraibili. La revisione delle agevolazioni fiscali dovrebbe entrare in vigore nel 2013 ma in una forma diversa. Dal tetto di 3.000 euro dovrebbero essere escluse le rate dei mutui. «Resta la riduzione del cuneo fiscale ma con una impostazione diversa », spiega la fonte aggiungendo che l’idea è di intervenire attraverso maggiori detrazioni su lavoro dipendente e carichi familiari oltre che su un alleggerimento dell’Irap. Lo schema non è poi così diverso dalla manovra fiscale adottata nel 2007 dal secondo governo di Romano Prodi. Più complesso il capitolo Iva. La Legge di stabilità prevede che le aliquote del 10 e del 21% aumentino dal mese di luglio 2013 di un punto percentuale anziché di due. I partiti di maggioranza vorrebbero sterilizzare la maggiore imposizione ma, di fronte alla necessità di trovare le risorse necessarie (ovvero 3,28 miliardi di euro nel 2013 e 6,56miliardi dal 2014), sta maturando l’opzione di limitare l’aumento di un punto alla sola aliquota del 21 per cento. Non è ancora definito il capitolo coperture. Come anticipato dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, si attingerà al fondo da 900 milioni per fini sociali. Altre risorse deriveranno dalla soppressione dei sussidi alle imprese. E non si tratterebbe proprio una scelta che va nell’ottica dello sviluppo, visto che le imprese ad oggi, sono l’anello più debole di una catena che la crisi sta erodendo sempre più.