Mercoledì scorso il presidente dell’ANIA Aldo Minucci, ha tenuto un’audizione presso le Commissioni Riunite V (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati e 5ª (Programmazione economica, bilancio) del Senato riguardo alla Legge di Stabilità.

Pur riconoscendo la positività di alcune misure come la detassazione degli incrementi salariali legati alla produttività, la previsione di una rapida implementazione della direttiva sui pagamenti alle imprese, Minucci sottolinea che “sono presenti nel testo forti criticità legate ad altre misure, dal contenuto potenzialmente recessivo”.

Riguardo al trattamento fiscale degli oneri deducibili e detraibili Minucci nota che “l’imposizione del tetto di 3.000 euro sul totale delle spese detraibili porterà a conseguenze negative sulla domanda delle famiglie di protezione e credito, soprattutto se si tiene conto del fatto che tra le spese che concorrono al tetto vi sono anche gli interessi passivi pagati per i mutui per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa.

Tra le spese che concorrono al raggiungimento del tetto vi sono anche quelle sostenute per acquistare polizze vita di puro rischio che, pur continuando in teoria a beneficiare del vantaggio fiscale commisurato al limite di 1.041 euro (1.291 meno la franchigia di 250 euro), potrebbero non essere detratte parzialmente o nella loro interezza in presenza ad esempio di un mutuo sulla prima casa anche di modesta entità. Nostre elaborazioni sui dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia stimano che quasi un quarto delle famiglie italiane che beneficiano ora di questo sgravio si troverebbero in tale situazione. L’ANIA ritiene che si tratti di un provvedimento che colpisce quelle famiglie che si vogliono proteggere dal rischio di trovarsi in una condizione di improvvisa povertà in seguito al decesso di un familiare percettore di reddito o, ancora, che desiderano tutelarsi contro il rischio di non autosufficienza di qualcuno dei componenti la propria famiglia”.

“La misura – prosegue Minucci – non sarebbe coerente con l’obiettivo, nostro ed europeo, di favorire una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie in materia di welfare. Assistiamo infatti a un forte aumento della domanda di protezione (sanità, assistenza, sostegno alle famiglie) che non potrà essere coperto da un corrispondente aumento della spesa sociale in una fase nella quale è imperativo per il nostro Paese ridurre significativamente il suo debito.

Come assicuratori affermiamo da tempo la necessità di un nuovo sistema di welfare, basato sulla cooperazione fra pubblico e privato. È ora che questo tema sia posto al centro del dibattito politico”.

Sulla Tobin Tax, Minucci ritiene che “affinché l’imposta sia efficace nel limitare i movimenti speculativi ed evitare “fughe” di capitali verso mercati dove questo tipo di imposta è assente (o meno stringente), sia fondamentale che la sua applicazione avvenga in maniera uniforme nel maggior numero di paesi e attraverso un’aliquota armonizzata.

A questo proposito, appare opportuno accelerare i lavori nell’ambito della c.d. procedura di “cooperazione rafforzata” (cui hanno aderito 10 paesi: Germania, Francia, Italia, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Grecia) per arrivare a un provvedimento europeo in Materia”.

Sull’aumento dell’aliquota di tassazione sulle riserve matematiche dei rami vita, Minucci ritiene che “assoggettare ad imposta le riserve tecniche significa ridurre il rendimento degli investimenti a beneficio degli assicurati, minando alla base i presupposti della capitalizzazione e riducendo nel contempo la capacità di investimento delle compagnie”.

L’aumento progressivo dell’aliquota nel corso degli anni, dallo 0,20 per cento, come previsto inizialmente nel 2002, allo 0,35 per cento (aliquota ora vigente), ha comportato un’esposizione creditoria crescente infruttifera di interessi nei confronti dell’Erario pari attualmente a circa 4,3 miliardi.

È evidente che le modalità di recupero sopradescritte non consentono un riassorbimento in tempi ragionevoli dello stock accumulato. A maggior ragione, è ipotizzabile che i nuovi incrementi di imposta, derivanti dall’aumento dell’aliquota, pari a 623 milioni (per il 2012, con il versamento a giugno 2013) e a 415 milioni (a decorrere dall’anno successivo), resteranno crediti immobilizzati sine die.

Il settore assicurativo vita potrebbe, innanzitutto, subire effetti molto negativi sui flussi di liquidità, che già risentono sia del calo della nuova produzione sia di un aumento dei riscatti determinato dalla difficile congiuntura per le famiglie. Occorre pertanto valutare, in primo luogo, l’opportunità di eliminare il previsto incremento di imposta derivante dall’aumento dell’aliquota, facendo salvo eventualmente quello da versare nel 2013, nella consapevolezza che è necessario rispettare il programmato pareggio di bilancio strutturale per il 2013. Ciò al fine di evitare un aumento strutturale del credito. In ogni caso, appare improcrastinabile individuare misure dirette ad accelerare il recupero dello stock del credito che, come detto, al momento ammonta a 4,3 miliardi di euro”.