di Francesco Ninfole

Le banche italiane superano l’ostacolo Eba. L’autorità bancaria europea, che aveva richiesto un requisito di capitale del 9% dopo la svalutazione di titoli sovrani al valore di mercato di settembre 2011, ieri ha diffuso i risultati finali per ogni istituto. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Popolare e Ubi hanno raggiunto il livello richiesto. Mps ha mostrato un deficit di 1,4 miliardi, che sarà colmato con i Monti bond, appena arriverà l’ok da Bruxelles. Si è chiuso così l’esercizio sul capitale dell’Eba (avallato da Ecofin e Consiglio europeo), che nei mesi scorsi ha sollevato le forti critiche degli istituti italiani, innanzitutto per la metodologia che prevedeva la penalizzazione per il possesso di bond sovrani, ma anche per un conteggio che ha esasperato le differenze tra Paesi a livello di ponderazione del capitale. Le decisioni dell’autorità bancaria hanno prodotto conseguenze negative per le banche e anche per il debito sovrano, in una fase in cui erano ancora lontani gli acquisti di bond pubblici da parte della Bce. L’operazione dell’Eba era stata bacchettata anche da Mario Draghi, che aveva ricordato l’errata successione degli interventi: la richiesta di maggiore capitale entro giugno 2012 (in anticipo rispetto a Basilea 3, che entrerà pienamente in vigore soltanto a inizio 2019) non è stata preceduta da meccanismi di ricapitalizzazione europei, i quali faticano tuttora ad entrare in funzione. I risultati comunicati ieri dall’Eba hanno comunque certificato i progressi patrimoniali degli istituti, che si sono portati su livelli di Core Tier 1 di sicurezza, superiori al 9% richiesto. Intesa e Unicredit si sono portati da tempo in regola con aumenti di capitale sul mercato, rispettivamente di 5 e 7,5 miliardi. Banco Popolare e Ubi hanno beneficiato dell’ok di Banca d’Italia alla validazione dei modelli interni di rating, che ha permesso di guadagnare punti di Core Tier 1. Montepaschi ha fatto ricorso al Monti bond, necessario principalmente per far fronte ai 27 miliardi di titoli di Stato in portafoglio. «Un fardello che mangia 5 miliardi di capitale», ha ricordato il presidente Alessandro Profumo nei giorni scorsi. «Senza questo freno non avremmo avuto bisogno del supporto pubblico». L’effetto paradossale è che lo Stato dovrà intervenire nella ricapitalizzazione di Mps, dovuta proprio al possesso di titoli del Tesoro. Il circolo vizioso tra banche e Stati è stato di fatto rafforzato. Per risolvere questo problema si prevede che il fondo Esm possa ricapitalizzare direttamente le banche, ma su questo aspetto è ancora in atto uno scontro tra i governi. A livello europeo, l’esercizio Eba si è concluso con capitale aggiuntivo complessivo di 116 miliardi per 27 banche. Considerando le banche greche e spagnole il totale arriva a 200 miliardi. Solo 4 istituti (oltre a Mps, due cipriote e una slovena) non sono riusciti a raggiungere il tetto del 9%. Il presidente Eba Andrea Enria ha detto ieri che saranno chiesti alle banche «piani patrimoniali » per garantire la convergenza con Basilea 3. L’Eba interverrà con una nuova raccomandazione sulla conservazione del capitale per assicurare che le banche «non facciano un uso strategico del capitale accumulato nell’ultimo anno». Solo «in casi specifici», per esempio in presenza di ristrutturazioni, una banca potrà avere un livello di capitale inferiore. La distribuzione dei dividendi e altri pagamenti variabili come i bonus saranno sottoposti a restrizioni per le banche che non rispetteranno i piani. Anche il capitale aggiuntivo per i titoli sovrani resterà in vigore. Ma alla fine una delle principali vittime dell’esercizio sul capitale è stata proprio l’Eba: nel nuovo impianto della vigilanza europea l’autorità è stata messa in secondo piano e tutti i maggiori poteri sono stati affidati alla Bce. (riproduzione riservata)