Quasi solo istituzionali. A credere negli investimenti sostenibili e responsabili sono soprattutto i grandi fondi di investimento, che in Italia operano sotto i marchi Pioneer e Generali. I risultati dello studio paneuropeo di Eurosif sul mercato dell’investimento sostenibile e responsabile presentato dall’associazione “Forum per la finanza sostenibile” in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano non lasciano dubbi: gli istituzionali rappresentano oggi il 94% del totale degli attivi gestiti secondo criteri di finanza sostenibile contro il 92% rilevato nel 2009. I numeri del mercato italiano degli investimenti sostenibili e responsabili continuano ad essere influenzati da pochi grandi player. La predominanza di strategie quali l’Exclusions (446,79 miliardi di euro gestiti a fine 2011) e il Norms-based screening (314,25 miliardi) deriva essenzialmente dalle scelte di investimento compiute da Pioneer Investments e dal Gruppo Generali. Di recente però hanno iniziato a muoversi in questa direzione anche i fondi pensione che per la loro scelta di investimento basata sul lungo periodo trovano nelle strategie di finanza sostenibile un modello adeguato, sia da un punto di vista culturale che tecnico: l’adozione di benchmark SRI appare la pratica maggiormente diffusa. Nel segmento retail la situazione invece è in stallo. Lo studio di Eurosif ha rilevato anche una crescente importanza del ruolo dei regolatori, che salgono dal quinto al secondo posto nella classifica dei motivi che spingono a scegliere criteri di finanza sostenibile. Questo risultato si spiega con la progressiva attenzione rivolta dal legislatore, a livello nazionale ed europeo, verso le azioni e i comportamenti degli investitori e del mercato finanziario, volta a ridurre i comportamenti speculativi e ad aprire una nuova strada verso la crescita economica. (w.g.)