di Andrea Di Biase e Anna Messia

Non poteva esserci uscita di scena più amara per Giancarlo Giannini. L’ex presidente e attuale commissario straordinario dell’autorità di vigilanza sulle assicurazioni è finito tra gli indagati dell’inchiesta della Procura di Torino sulla gestione di Fondiaria-Sai da parte della famiglia Ligresti. L’ipotesi di reato è concorso in falso in bilancio assieme agli ex vertici della compagnia. Ieri mattina Giannini ha ricevuto la notifica dell’avviso di garanzia da parte dei militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Torino, che su incarico del procuratore aggiunto Vittorio Nessi e del pm Marco Gianoglio hanno perquisito sia l’abitazione dell’ex presidente sia la sede dell’Istituto. E’ la prima volta che la Gdf effettua una perquisizione negli uffici di autorità di controllo. Un’onta che era stata evitata alla Banca d’Italia, sia nel 2005, in occasione delle indagini che avevano coivolto l’allora governatore Antonio Fazio, ma anche più indietro nel tempo, all’epoca dell’inchiesta del 1979 sulla Sir di Nino Rovelli, che aveva coinvolto ingiustamente il governatore Paolo Baffi e il dg Mario Sarcinelli. Un finale da dimenticare per l’Isvap destinata a scomparire nelle prossime settimane con la nascita dell’Ivass, la nuova autorità che dovrà sempre vigilare sul settore assicurativo ma sotto l’egida della Banca d’Italia e che avrà come presidente il direttore generale di Via Nazionale, Fabrizio Saccomanni. Lo statuto della nuova authority dovrà essere definito entro il 4 novembre e non appena tutto sarà pronto Giannini dovrà dunque lasciare la carica di commissario straordinario. Ma non è escluso che alla luce delle indagini l’ex presidente possa dimettersi già nelle prossime ore. Secondo fonti giudiziarie il pm torinese Marco Gianoglio, anche lui a Roma a effettuare le perquisizioni, avrebbe ordinato l’acquisizione dei documenti allo scopo di capire se l’Isvap, nel biennio 2009-2011, fosse a conoscenza della situazione di bilancio di FonSai. Nel caso la circostanza fosse accertata il magistrato intenderebbe capire se vi siano state negligenze o omissioni nel controllo della società assicurativa. Paradossalmente, se Giannini è finito tra gli indagati dell’inchiesta condotta dalla Procura di Torino su Fondiaria-Sai lo si deve anche alla maggiore attenzione che, almeno a partire dai primi mesi del 2009, l’autorità di vigilanza ha prestato alle operazioni realizzate dalla compagnia assicurativa con le società dei Ligresti. Se infatti lo stop imposto dall’Isvap nella primavera di tre anni fa alla cessione per 80 milioni della Tenuta Agricola Cesarina da Sinergia a Milano Assicurazioni ha aperto di fatto lo stato di tensione finanziaria della holding capofila dell’impero Ligresti, culminato poi nel fallimento del giugno scorso, è stata l’ispezione, avviata dall’authority il 4 ottobre 2010 e conclusasi nel giugno 2011, a fornire al fondo Amber gli spunti per stilare la denuncia rivolta al collegio sindacale di FonSai su cui si basa anche l’inchiesta della Procura di Torino. Gran parte delle operazioni con parti correlate sulle quali Amber ha chiesto ai sindaci della compagnia di fare chiarezza (dall’acquisizione di Atahotels alle consulenze milionarie pagate a Salvatore Ligresti, oltre alle altre operazioni immobiliari con Sinergia) erano infatti state elencate per la prima volta nel prospetto informativo dell’aumento di capitale di FonSai e Milano Assicurazioni del giugno 2011. In quel documento erano stati evidenziati anche i rilievi formulati dall’Isvap al termine dell’ispezione riguardanti le operazioni con parti correlate. Rilievi di fronte ai quali il cda di FonSai, allora ancora sotto l’influenza dei Ligresti, era stato chiamato a fornire «chiarimenti e adeguate giustificazioni » entro il 9 luglio. Spiegazioni che, stando alle cronache dell’epoca, sarebbero arrivate puntuali, così come le modifiche apportate al sistema di governance e di controllo interno deliberate dal cda ai primi di agosto del 2011, per impedire il ripetersi di episodi analoghi. La vicenda avrebbe dunque potuto chiudersi lì. E’ stato dunque decisivo l’intervento di Amber per riaprire la questione. Il fondo attivista, che sempre nell’agosto del 2011 aveva sottoposto il problema direttamente al cda, ma senza ottenere le risposte sperate, decise di rivolgersi al collegio sindacale, al quale presentò il 17 ottobre l’ormai famosa denuncia. Cinque mesi dopo, il 19 aprile 2012, il giorno dell’assemblea di FonSai i sindaci pubblicarono le risultanze del loro lavoro, chiedendo al cda di approfondire gli aspetti non chiari. Nei giorni precedenti il collegio aveva inviato il proprio rapporto anche all’Isvap, invitando l’authority a muoversi «secondo legge». In altre parole i sindaci segnalavano all’autorità che già a fronte degli elementi riscontrati sarebbe stato possibile in quella fase procedere con la nomina di un commissario ad acta. L’autorità invece non si mosse, forse per non sconfessare il proprio operato, visto che l’ispezione avviata il 4 ottobre 2010, dove erano emersi i fatti censurabili, si era chiusa senza provvedimenti particolarmente severi ai danni dei vertici di FonSai. Al contrario l’Isvap avviò un procedimento sanzionatorio nei confronti del collegio sindacale. Ora toccherà ai pm fare luce sull’accaduto. (riproduzione riservata)