da Berlino ROBERTO GIARDINA

L’anno scorso gli infortuni sul lavoro sono stati 1,1 milioni. Molti nella civile e superorganizzata Germania? Eppure, in percentuale sono meno che altrove, e continuano a diminuire. E qui si tiene conto anche degli incidenti che capitano sulla strada da casa alla fabbrica, o all’ufficio, e ritorno. Inoltre l’occupazione continua a salire. Da quando esiste la repubblica federale non ci sono mai stati tanti occupati, e la disoccupazione è al livello più basso dalla caduta del Muro, sotto i 3 milioni. Nel 2011, rispetto all’anno precedente, gli incidenti sono diminuiti del 6%, quasi cento al giorno, per un totale di 35 mila, da 25,8 incidenti ogni mille occupati a 24,5. E si sono poco meno che dimezzati rispetto al 1995, quando furono 1,920 milioni. Un effetto della riunificazione e della veloce ricostruzione nelle regioni della scomparsa Germania Est. Spesso si trascuravano le misure di sicurezza per far prima, e per risparmiare, e dilagava il lavoro nero. E gli infortunati sono in gran parte uomini: le lavoratrici rappresentano appena il 9% del totale. In calo anche i casi di malattie professionali. In passato, la causa principale era l’amianto impiegato nelle costruzioni tra gli anni Sessanta e Settanta, ora del tutto eliminato. L’anno scorso sono state presentate 72 mila domande perché venisse riconosciuta una malattia professionale, ma ne è stata riconosciuta meno della metà. Quasi sempre si tratta di allergie cutanee dovute a sostanze chimiche, che tuttavia oggi vengono curante senza conseguenze permanenti. Sono diminuiti in modo drastico i casi mortali: da 429 nel 2005 a 238, ma per questa statistica non si tiene conto degli incidenti sul percorso da casa al posto di lavoro. Gli infortuni mortali sulla strada rimangono infatti quasi costanti: 892 contro 886. Qui viene considerata un’ecatombe inaccettabile, nonostante il forte calo, ma da noi sono oltre il triplo. Di chi la colpa? Impossibile azzardare un’ipotesi senza provocare proteste indignate. Berlino è un enorme cantiere, ma, a prima vista, non mi sono mai accorto di un lavoratore su un’impalcatura all’opera senza casco. A Roma, per un paio d’anni c’è sempre stato un palazzo in ristrutturazione nel mio quartiere, e non mi sembra di ricordare lavoratori adeguatamente protetti. Si rifiutano i lavoratori? Qui intervengono immediatamente sindacati e datori di lavoro per far rispettare le regole. Se non altro, cinicamente, per non far aumentare le tariffe delle compagnie di assicurazione. Le trattenute per l’assicurazione non superano in genere il 5% della busta paga, il resto è totalmente a carico delle imprese, che chiedono una riduzione delle tariffe dato che gli infortuni diminuiscono. Ma, in realtà, nonostante la maggiore sicurezza, i costi delle compagnie aumentano a causa della migliore assistenza per il recupero degli infortunati, e le degenze di conseguenza più lunghe e più costose. Il costo globale per l’assistenza ammonta a 11,6 miliardi di euro. Achim Derks, della Camera industria e commercio, ha chiesto ufficialmente una revisione del sistema per ripartire meglio i costi: gli incidenti nel percorso casa-posto di lavoro dovrebbero venire esclusi, e coperti da una normale assicurazione privata. © Riproduzione riservata