Pagine a cura di Norberto Villa  

Meglio l’auto privata che quella aziendale. Il continuo abbattimento delle percentuali di deduzioni dei costi auto rischia l’effetto boomerang. Introdotte per fronteggiare la pratica, a cui a volte si è assistito, di utilizzo privato dei beni aziendali, l’evolversi delle norme in tema di deducibilità di tali costi rischia di penalizzare oltre modo chi non ha mai fatto uso di tali pratiche.

Le regole in tema di deducibilità sono contenute nell’art. 164 del Tuir. Erano già regole stringenti, ma ora rischiano di diventarlo in modo eccessivo. L’art. 164 del Tuir distingue in tre categorie i mezzi di trasporto:

  • la prima individuata dalla lettera a) che è quella che dà diritto alla integrale deduzione dei costi
  • la seconda individuata dalla lettera b) che dà diritto alla deduzione parziale dei costi;
  • la terza individuata dalla lettera b-bis) che dà diritto a una deduzione dei costi vincolata alla imposizione, per pari importo, in capo a soggetti diversi (trattasi dell’ipotesi dell’assegnazione in uso promiscuo ai dipendenti).

    Sulle categoria di mezzi identificati dalle lettere b) e b-bis) intervengono le novità. In primis quella contenuta nella riforma Fornero del mondo del lavoro (legge 92/2012) che agisce su due fronti dal 21 gennaio 2013:

  • per i mezzi per cui l’art. 164 prevede la deducibilità limitata del 40% si scenderà al 27,5%;
  • per i mezzi concessi in uso promiscuo ai dipendenti si passerà dal 90% al 70% della deducibilità.

    Già con questo intervento la stretta non è di poco conto. Ma non è finita. Il disegno di legge di stabilità approvato dal consiglio dei ministri il 10 ottobre scorso (ancora in itinere, per ora appunto fermo alla forma di disegno di legge) prevede un ulteriore abbattimento della deducibilità delle auto utilizzate da imprese e professionisti dal 27,5 al 20%.

    Qualora anche questa seconda norma dovesse tramutarsi in realtà gli effetti sarebbero davvero pesanti. Significherebbe (per approfondimenti ulteriori si vedano gli articoli alle pagine 5 e 6) che il fisco ritiene la normalità che un’auto intestata a una impresa sia abitualmente utilizzata per fini personali per circa 5,5 giorni sui 7 della settimana. Si ribaltano le vecchie usanze di qualche anno fa in cui si diceva: uso aziendale dal lunedì al venerdì e personale dal sabato alla domenica. Oppure, prendendo un altro esempio, la presunzione vuol dire che si ritiene che prendendo una percorrenza media annua di 20 mila chilometri di questi 16 mila siano effettuati per andare in vacanza o per andare a fare la spesa. Non è possibile negare che tali situazioni potrebbero esistere, ma di certo un po’ di razionalità fa immediatamente capire come non sia questa la situazione standard.

    Oltretutto una stretta (esagerata) che va a colpire (e purtroppo anche questa è un’altra cattiva abitudine del nostro fisco) chi si è sempre comportato bene. Vista la nostra situazione economica come tutto ciò possa dare una mano alla ripresa è difficile da capire. Il rischio è che per assistere un cliente fuori sede facendo bene i calcoli i margini non riescano a tollerare i nuovi aggravi (meglio lasciar perdere il cliente).

    Ma non è solo questo. Le nuove regole produrranno nuovi aggravi amministrativi per la gestione dei parchi auto. La semplificazione e l’alleggerimento degli adempimenti sono sempre sbandierati, ma poi rimessi nel cassetto ogni volta che si passa a introdurre concretamente delle norme. Basti notare che si torna al passato a un doppio regime imposte dirette (Iva) visto che sul fronte Iva nulla cambierà (anche perché la Ue non sarebbe di certo stata d’accordo su un ulteriore inasprimento).

    Ma non si può nemmeno dimenticare un altro fatto. La stretta riguarda le auto intestate alle imprese. Nulla cambia invece con riguardo all’utilizzo dell’auto personale per fini aziendali. Ma allora tutto ciò si risolverà in una serie di calcoli di convenienza grazie ai quali per tutto coloro i quali non hanno nulla da nascondere, sarà facile vedere come l’intestazione personale dell’auto da utilizzare per fini aziendali con il rimborso delle spese sostenute, risulterà riportare le convenienze al livello di partenza. Quindi perché lamentarsi? Almeno per due motivi:

    – perché costringere a cambiare le politiche aziendali con i costi da ciò conseguenti senza nessun effetto per l’erario? Si può comprendere che le norme siano pensate per far gettito mentre non è accettabile che le norme a invarianza di gettito siano pensate per solo complicare la vita delle imprese;

    – non è vero che favorendo l’intestazione personale si limitano le situazione evasive. Come prima vi poteva essere chi intestava l’auto utilizzata solo per fini personali all’impresa (e un semplice controllo avrebbe fatto emergere tale situazione) ora vi sarà chi si farà rimborsare dall’impresa i costi di utilizzo personale dell’auto. Anche in questo caso un semplice controllo potrà smascherare le malefatte e quindi ritorna il dubbio che le nuove regole servano a poco.

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