di Carlotta Scozzari

L’affrancamento fiscale dell’avviamento (goodwill), che tanto ha aiutato i bilanci della maggior parte delle banche italiane nel 2011, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. È quanto si deduce da uno studio degli analisti di Equita Sim, che hanno fatto fatto due conti a caldo sull’impatto sulle società quotate della legge di stabilità a cui nei giorni scorsi il governo Monti ha dato il via libera (e che è suscettibile di modifiche dovendo ancora ricevere l’ok del Parlamento). 
Tra i settori che più potrebbero subirne le conseguenze, ci sono le banche, per le quali gli esperti della sim milanese stimano un «impatto negativo one-off» per l’ammontare di circa 20 punti base sull’indice di patrimonializzazione Core tier 1. «Il decreto del governo sulla legge di stabilità – spiegano gli analisti di Equita – ha comportato un allungamento di cinque anni, da nove a 14, del beneficio per chi ha affrancato il goodwill a fini fiscali. L’impatto negativo – stimano gli esperti – è circa pari al 30% del beneficio, quindi potrebbe esserci nel quarto trimestre del 2012 una voce straordinaria negativa per allineare i valori alle nuove regole. In base ai nostri calcoli preliminari, l’impatto negativo a livello di settore potrebbe aggirarsi intorno ai 20 punti in termini di core tier 1, anche se restano da verificare le modalità di applicazione della norma». Da ricordare che tra i maggiori istituti di credito italiani che, nel corso dell’anno, hanno beneficiato della possibilità di affrancare l’avviamento c’è Intesa Sanpaolo mentre manca all’appello Unicredit. Equita Sim punta poi riflettori su Carige, «che – spiegano gli analisti – ha in corso un programma di riorganizzazione societaria dal quale emergerà un beneficio dall’affrancamento del goodwill» e che pertanto «potrebbe registrare un impatto superiore alla media».
Ma quello bancario non è l’unico settore a essere interessato dalla legge di stabilità. Gli esperti della sim milanese calcolano qualche possibile ripercussione negativa anche su Sorin. Il motivi è che «all’interno della manovra, sono previsti tagli della spesa sanitaria anche per il settore biomedicale». Tali tagli, proseguono gli esperti di Equita, «sarebbero di circa l’8-10% nel 2013 ma si ipotizzano tagli ulteriori per il 2014 (il presidente di Assobiomedica ipotizza fino al 40% ma non sono chiari i riferimenti, ndr). L’Italia – proseguono gli analisti, spiegando così il legame con la società quotata – rappresenta circa il 10% delle vendite del gruppo Sorin. In settimana sono stati proposti tagli del 2,5% anche in Francia che ipotizziamo rappresentare circa il 15% delle vendite di gruppo. Il business plan presentato da Sorin lo scorso settembre – fanno notare da Equita – ipotizzava efficientamenti a livello di margine lordo proprio per compensare l’azione deflazionistica attesa soprattutto in Europa».