Il rapporto tra il Monte dei Paschi di Siena e il suo partner assicurativo, la compagnia francese Axa, alleato sia nella compagnia Vita sia nella joint venture Danni, è saldo e basato sulla reciproca soddisfazione, come hanno avuto modo di dichiarare a più riprese i protagonisti nelle ultime settimane. Un legame rafforzato anche dalla partecipazione azionaria del 3,72% che Axa detiene in Mps. Ma i due alleati dovranno tra un po’ rifare i conti della loro partnership bancassicurativa alla luce del piano di chiusure e cessioni di filiali che il Monte dei Paschi ha già in parte realizzato e che progetta di potenziare nei prossimi mesi. I vecchi accordi tra Axa e il Monte dei Paschi prevedono infatti che il prezzo dell’alleanza sia legato al numero di sportelli di Mps a cui la compagnia francese avrebbe avuto accesso per distribuire le sue polizze. Nel 2007, in particolare, quando l’accordo decennale fu firmato, Axa pagò 1,15 miliardi per il suo accordo decennale che le consentiva di lavorare in esclusiva per dieci anni su una rete di circa 2 mila sportelli. In pratica circa 500 mila euro a sportello. Prezzo che fu integrato nel 2010, quando l’accordo con Axa fu esteso anche agli altri mille sportelli in più che il Monte Paschi ottenne dall’acquisizione di Antonveneta, ma con uno sconto rispetto al 2007, considerando anche che la scadenza della partnership, fissata al 2017, si era nel frattempo avvicinata. L’integrazione per Axa fu allora di 240 milioni, in pratica 240 mila euro a filiale. Una somma che Mps dovrà ora in parte restituire alla luce del piano di cessione messo in atto. Ma non per tutte le filiali interessate dalla riorganizzazione. Gli accordi prevedono infatti che in caso di chiusura degli sportelli (in programma ce ne sono 400) Mps non debba retrocedere nulla, perché i clienti (anche quelli assicurativi) passeranno sulle filiali rimaste aperte. Per quelle vendute (come per Biver) ci sarà invece bisogno di riaprire i conteggi. (riproduzione riservata) Anna Messia