“La sanità pubblica ha un grande bisogno di assistenza complementare”. Con queste parole Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza ha introdotto il seminario “I servizi per gli anziani: un aiuto concreto alle famiglie” organizzato a Roma da Assoprevidenza (Centro tecnico nazionale di previdenza e assistenza complementare). La spesa sociale rappresenta oggi circa il 30% del Pil italiano. Un valore in linea con gli altri Paesi europei, ma la domanda di risorse per finanziare sanità, assistenza, lavoro e sostegno alle famiglie è in decisa crescita per il costante aumento delle aspettative di vita: circa due terzi delle persone con età superiore a 75 anni deve ricorrere a un’assistenza informale, prestata essenzialmente da badanti o dai familiari più stretti ed in particolare da donne.

Il 20,3% della popolazione italiana ha più di 65 anni e il 5,6% è over 80, mentre le aspettative di vita sono di 79,2 anni per gli uomini e 84,4 anni per le donne, con un guadagno rispettivamente di 9 e 7 anni rispetto a 30 anni fa. I bassi livelli di fecondità, 1,41 il numero medio di figli e l’aumento dell’età media rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo: nel 2011 si registrano 144,5 anziani ogni 100 giovani e, secondo le stime Istat, nel 2030 il rapporto salirà a 205,3 anziani su 100 giovani.

Malgrado la presenza del Sistema Sanitario Nazionale, la componente di spesa sanitaria privata è oggi particolarmente rilevante (oltre 30 miliardi di euro, pari a circa il 23% del totale) ed è sostenuta in larga parte direttamente dai cittadini (82%), mentre il 13,9% è veicolato dai fondi sanitari integrativi e solo il 3,7% dalle assicurazioni private ramo malattia e ramo vita. Chiamata a ridurre il debito, non è pensabile che l’Italia possa aumentare l’incidenza sulla spesa sociale, ma il calo delle prestazioni statali e l’aumento della domanda di sanità mettono a rischio l’accesso delle famiglie alla tutela sanitaria: nell’ultimo anno oltre 2,4 milioni di anziani non hanno potuto accedere a prestazioni sanitarie per “ragioni economiche” (fonte: Censis). Secondo Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, il peso della spesa sanitaria a carico delle famiglie italiane è alquanto iniqua “poiché ricade sui nuclei familiari che devono assistere un malato, con evidenti disparità tra chi ha disponibilità economiche sufficienti alle cure e chi no. Appare evidente che l’attuale sistema di welfare sia destinato a subire una mutazione genetica dai contorni indefiniti. Di certo, per mantenere l’universalità del sistema se non sarà possibile diminuire la percentuale di spesa privata, sarà necessario “riqualificarla” passando dal concetto di spesa individuale a quello di spesa collettiva con quote di mutualità e solidarietà. Sono proprio le forme collettive di assistenza complementare lo strumento più idoneo per rispondere alle necessità di assistenza di lungo periodo dell’anziano e per garantire sostenibilità tecnica del sistema”.

La non autosufficienza (85,7%) e l’impossibilità di sostenere le spese mediche(82,5%) rappresentano le principali paure degli italiani, più della criminalità e della disoccupazione. Tuttavia, l’Italia è l’unica tra le grandi nazioni europee a non avere un Fondo per la non autosufficienza. La spesa pubblica italiana per Long Term Care è di 29,45 miliardi di euro (dati 2010 del Ministero dell’Economia) per assistere circa 4,1 milioni di italiani disabili e non autosufficienti (stime Censis). La spesa comprende per il 46,4% la componente sanitaria, per il 43,3% quella per indennità di accompagnamento, per il 10,3% quella per interventi socio assistenziali erogati a livello locale. Inoltre la spesa che le famiglie sostengono attraverso le badanti è pari a circa 9 miliardi di euro secondo il rapporto del Ministero del welfare 2010.

“Fino a oggi – sottolinea Sergio Corbello – le soluzioni di Long Term Care offerte dal mercato sono una via di mezzo tra previdenza e assistenza. Rappresentano soluzioni ancora embrionali in quanto si sostanziano nell’orazione di in una rendita aggiuntiva e vanno ripensate perché dovranno rispondere a un bisogno che sarà diffusissimo. È necessario fare un passo in avanti e concretizzare queste risorse finanziarie in servizi effettivi regolamentati. Occorre avviare la discussione sulla possibilità di fare massa critica tra fondi sanitari e fondi previdenziali in funzione della protezione Long Term Care e prevedere un ruolo di primo piano le cooperative sociali e le società specializzate in assistenza alla persona, al fine di realizzare un’attività di servizio diffusa sul territorio”.