Mariano Mangia

Milano «G uardando i dati di raccolta è evidente che il fondo stia dominando l’industria del risparmio gestito. Bisogna poi che questi prodotti servano al risparmiatore, nelle forme più flessibili, ma ci aiutino anche a portare risorse all’investimento e alle forme di risparmio previdenziale», così Domenico Siniscalco, presidente di Assogestioni, commenta i dati di raccolta dell’industria italiana del risparmio gestito che in settembre ha registrato, per il secondo mese consecutivo, il terzo da inizio anno, una raccolta positiva di 530 milioni di euro. Un risultato che deriva da sottoscrizioni nette di fondi comuni per 1,6 miliardi e da deflussi per circa un miliardo dalle gestioni individuali, in massima parte relativi a mandati istituzionali. Il patrimonio complessivamente gestito dal sistema, grazie anche all’effetto performance, è tornato a sfiorare i mille miliardi di euro. I dati, ovviamente, hanno adesso bisogno di ulteriori conferme per tracciare una linea direttrice interpretativa di ciò che potrà avvenire in futuro o di quanto sia adesso dietro l’angolo. Tuttavia sono già abbastanza chiari per trovare elementi che consentano di valutare come e quanto si stiamo muovendo i mercati. Siniscalco avverte: «Dietro questi numeri ci sono dettagli estremamente interessanti. Il comparto dei fondi obbligazionari, ad esempio, è vivacissimo, ha raccolto nell’anno 15 miliardi. C’è un enorme attenzione al prodotto obbligazionario,

lo dimostra anche il successo del Btp Italia». Cosa ha favorito la raccolta dei fondi comuni, in particolare degli obbligazionari? «L’annuncio dell’intervento della Banca Centrale Europea sul mercato dei titoli di stato e la sua successiva definizione hanno creato un effetto stabilità, permettendoci di passare un’estate migliore di quello che si temeva. Come sempre, la stabilità premia la raccolta, c’è meno tensione sulla liquidità e più fiducia da parte dei risparmiatori. In aggiunta il lancio di fondi nuovi, più in linea con l’evoluzione del mercato e della domanda, ha permesso, unitamente all’effetto performance, un incremento in un mese di oltre 30 miliardi delle masse. Direi che stabilità e performance hanno avuto il ruolo maggiore». Qualche previsione sul possibile andamento dei fondi in questo difficile 2012? «Sono per carattere molto cauto sulle previsioni, ma, considerata la situazione della liquidità in Europa, il clima di fiducia, non è irragionevole pensare che i fondi continuino su questa strada. Va sottolineato che la raccolta dei fondi aperti da inizio anno è già in pareggio, hanno recuperato tutto quello che si era perso». I temi che l’industria del risparmio gestito deve affrontare. «L’industria che ha lanciato molti nuovi prodotti deve essere attentissima a mettere il cliente al centro, a creare e vendere prodotti che coprano bisogni ed esigenze che di volta in volta sono diversi; fino a luglio, ad esempio, c’era una domanda di protezione del capitale. C’è, poi, un grande tema, che è quasi più un tema di politica economica che di industria del risparmio gestito: ci sono queste grandi risorse di risparmio che rappresentano una forza del nostro paese e che bisogna portare verso l’investimento, in particolare devono riuscire ad affluire alle Pmi, anche sotto forma di capitale di debito. Bisognerebbe sviluppare un mercato dei corporate bond dedicati a queste imprese. C’è, infine, il tema della previdenza, perché mano a mano che il primo pilastro diventa insostenibile, è necessario creare e rafforzare, nell’interesse dell’individuo, forme complementari di previdenza». C’è però una notevole riluttanza degli italiani a sottoscrivere forme di previdenza complementare, una gran parte dei lavoratori preferisce ancora il fai da te, la soluzione personale. «Non sono contrario a una pluralità di “pilastri” nella previdenza. Osservo che c’è un numero consistente di risparmiatori che detiene quote rilevanti di risparmio in forme di investimento a breve termine per lunghissimi periodi. Bisogna pensare a forme di investimento di risparmio più a lungo termine, egualmente flessibili e liquide ». In pratica i piani individuali di accumulo di risparmio previsti, ma non ancora nati. «Ritengo che possano rappresentare non un pilastro alternativo ai fondi pensione, ma un pilastro complementare. Come industria stiamo provando a spingere in sede europea questi piani individuali di risparmio in più di un paese: da noi, in Francia, nel Nord Europa. Sono anche convinto che lo sforzo dell’autorità europee di trattare in modo analogo strumenti analoghi sia fondamentale per evitare fenomeni distorsivi di arbitraggio fiscale». Secondo Siniscalco ci sono grandi risorse di risparmio che rappresentano una forza del nostro paese e che bisogna portare verso l’investimento