Un pacchetto minimo di tutele anche per le alte professionalità del credito e delle assicurazioni, come promotori finanziari, produttori assicurativi e periti assicurativi. Da ottenere con una contrattazione collettiva nazionale e di secondo livello che preveda, tra le altre cose, l’individuazione di compensi e provvigioni minime e concordate collettivamente; tutele in caso di malattia, maternità ed infortunio sul lavoro e un’indennità di fine rapporto in caso di conclusione del rapporto di lavoro. Si rivolge a un parterre di oltre 207 mila addetti il nuovo progetto sindacale che sta portando avanti la Fisac Cgil, cioè la federazione che rappresenta i lavoratori del settore del credito e delle assicurazioni, che ha presentato ieri la nuova associazione Apac che, al suo interno, vuole dare rappresentanza al sempre più ampio mondo delle partite Iva, dei lavoratori autonomi e parasubordinati del settore. Con le riorganizzazioni aziendali di questi anni, infatti, le banche e le assicurazioni molto spesso stanno «riconvertendo» i propri lavoratori dipendenti in promotori o agenti, legandoli a sé con contratti spesso pieni di clausole vessatorie «che li rendono più dipendenti dei dipendenti», ha spiegato la segretaria nazionale di Apac Elena Aiazzi, che, con il segretario generale di Fisac, Agostino Megale, con la segretaria confederale Elena Lattuada e con l’ex ministro del lavoro, il deputato del Pd Cesare Damiano, hanno presentato ieri a Roma il progetto per la tutela delle alte professionalità del settore creditizio e assicurativo. «Con la nascita di Apac si apre per il sindacato una doppia sfida: dare tutela e rappresentanza, accanto ai dipendenti, anche ai lavoratori autonomi ed ai professionisti e ricomporre per tal via il mondo del lavoro del settore ed evitando che nello stesso luogo di lavoro si attui il dumping contrattuale», ha detto la Lattuada. «La costituzione di Apac getta le fondamenta per la nascita di una struttura di rappresentanza delle esigenze di promotori finanziari, produttori e periti assicurativi con l’obiettivo di arrivare a una unificazione con i lavoratori dipendenti del comparto sotto uguali diritti di cittadinanza, a partire dalla maternità», spiega Megale. Oltre alla contrattazione collettova, che peraltro è già partita, in alcuni sporadici casi, come quello di Banca Etica, Cgil chiede anche che parta anche una nuova normativa che tuteli in generale il lavoro autonomo. Il modello è il progetto di legge per uno Statuto del lavoro autonomo e professionale presentato alla camera da Damiano e da Piero Fassino. Roberto Miliacca