L’art.22, commi 10, 11, 12 del recente Decreto crescita c.d. bis, approvato dal Consiglio dei Ministri ed in attesa di conversione previo passaggio in parlamento, contiene secondo l’Associazione dei broker ACB “delle previsioni decisamente positive per l’intero mondo della intermediazione assicurativa e che ACB, sin dal momento della emanazione del Codice delle Assicurazioni Private, ha insistentemente chiesto di approvare”.

L’impostazione del decreto è secondo ACB in linea con i principi fondamentali stabiliti dal legislatore comunitario con la direttiva IMD 1 in base ai quali:

i. la finalità della norma comunitaria consisteva nel realizzare un vero mercato comune dell’assicurazione, mediante lo sviluppo e la diversificazione dell’offerta di prodotti sul mercato, accompagnata da una adeguata protezione del cliente;

ii. l’attività di intermediazione veniva definita e descritta in modo uniforme in modo che fosse recepita in modo similare in tutti i Paesi membri;

iii. la protezione del cliente veniva apprestata mediante una idonea informativa precontrattuale riferita sia allo status dell’intermediario e alla sua più o meno marcata indipendenza rispetto all’impresa assicurativa, sia ai contenuti del contratto proposto.

Le opportune precisazioni del Legislatore italiano delegato si iscrivono proprio nella linea dello sviluppo e della diversificazione dell’offerta al cliente mantenendo, nel contempo, un livello adeguato di protezione di quest’ultimo, che si realizza attraverso una corretta informativa precontrattuale” sottolinea in una nota l’Associazione. “Queste nuove modalità operative consentono quindi di far emergere e legittimare strutture di collaborazione tra intermediari medio piccoli, che agiscono in network fra di loro, ma anche tra agenti e broker quando i prodotti contemplati nel mandato ricevuto dalla Compagnia non sono sufficienti a soddisfare le esigenze assicurative del cliente ed, infine, tra agenti o broker e banche, SIM o istituti finanziari, realizzando così quella che, peraltro, era già una struttura prevista dall’art.119 del C.A.P.”.

Per far valere queste istanze ACB, con l’assistenza del suo legale Avv.Carlo F.Galantini e del Prof. Avv. Marco Frigessi di Rattalma, aveva chiesto anche l’intervento della Commissione Europea la quale, sebbene non abbia ritenuto di procedere per infrazione, ha tuttavia condotto “una serrata interlocuzione con ISVAP che ha indotto questo Istituto a rivalutare la problematica con ulteriori approfondimenti con le categorie interessate, anche in attesa degli sviluppi che sarebbero intervenuti con l’aggiornamento della IMD 1.

La Stessa ACB ha poi deciso di partecipare attivamente alle attività del BIPAR nell’ambito delle consultazioni dirette a patrocinare un aggiornamento della disciplina dell’IMD in termini favorevoli alla categoria degli intermediari in genere ed in particolare dei broker e questo processo è tutt’ora in corso”.

In occasione di una recente audizione delle associazioni di categoria degli intermediari avanti ai delegati del Governo e dell’Autorità di Vigilanza ACB ha nuovamente perorato la causa dell’abolizione dei vincoli alla collaborazione tra intermediari presentandola come il più efficace e semplice strumento per muovere il mercato ed aumentare la diversificazione dell’offerta di prodotti per la clientela.

Spiegando che tale provvedimento avrebbe permesso l’effettivo funzionamento della tanto discussa norma che impone il confronto dei preventivi nella vendita di polizze rc auto. Il tutto senza diminuire la protezione del cliente che viene assicurata attraverso una corretta e completa informativa precontrattuale.

“Ora si tratta di stimolare la negoziazione privata per la regolazione delle forme di collaborazione atte a disciplinare i rapporti tra intermediari che decidano di collaborare tra di loro e di sicuro ACB fornirà un valido contributo di assistenza ai propri associati”.

L’ulteriore sfida è quella di seguire i lavori parlamentari ed assumere tutte le iniziative che possano agevolare il mantenimento del testo dei predetti commi dell’art.22 nella formulazione proposta dal Governo, onde evitare che l’importante apertura di cui si discute venga vanificata in sede di conversione nel tentativo di riportare il mondo della intermediazione alle consuete “gabbie”, così ben volute da chi alla libera concorrenza e allo sviluppo dell’offerta preferisce una più familiare e gestibile compartimentazione dei mercati,” conclude la nota ACB.