Sarkozy corre a Francoforte per incontrare la Merkel, Trichet, Draghi e la Lagarde. Se domenica il vertice Ue non deciderà il potenziamento del Fondo c’è il rischio di una nuova tempesta sui mercati. E Atene brucia 

di Marcello Bussi

Una situazione talmente drammatica che Nicolas Sarkozy non ha potuto assistere alla nascita di sua figlia. Questo non è gossip, ma il chiaro segnale della gravissima emergenza che sta attraversando l’Europa. Ieri il presidente francese ha lasciato in fretta e furia la clinica in cui la moglie Carla Bruni stava per partorire per correre a Francoforte e cercare di sbloccare l’impasse sul potenziamento del Fondo salva-Stati, dove era in corso la cerimonia dell’addio di Jean-Claude Trichet alla presidenza della Bce.

Qui Sarkozy ha incontrato in un vertice d’emergenza informale la cancelliera tedesca Angela Merkel, preoccupatissima per il fallimento dell’asta dei Bund (vedere altro articolo in pagina), lo stesso Trichet, il suo successore Mario Draghi, il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, oltre al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, e al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, tanto per evitare l’accusa che Eurolandia è governata dalla diarchia franco-tedesca. Vertice terminato poco prima delle 22 e dal quale non è trapelato nulla. Domenica prossima è in programma il vertice dei capi di Stato e di governo Ue che, nelle attese dei mercati, dovrebbe partorire una soluzione definitiva alla crisi del debito sovrano europeo. Nei giorni scorsi la Merkel ha gelato le attese, dichiarando che il vertice non risolverà tutti i problemi. Ma ormai c’è il rischio che si concluda in un nulla di fatto. Le divisioni sul modo di potenziare l’Efsf restano profonde. Secondo Parigi il modo più efficace per rafforzarlo è concedergli una licenza bancaria, in modo che possa finanziarsi presso la Bce offrendo come collaterali i titoli di Stato dei Paesi a rischio acquistati sul mercato primario e secondario. Ma la Banca centrale e la Germania sono contrarie: Berlino vorrebbe invece che l’Efsf agisse come un’assicurazione, secondo il piano preparato dalla compagnia assicurativa tedesca Allianz; il 20% delle eventuali perdite di un investitore su un titolo di Stato verrebbe indennizzato dal Fondo. Ma secondo il Wall Street Journal, gli esperti giuridici della Ue avrebbero bocciato questa soluzione.

 

 

Nei giorni scorsi i mercati sono saliti sulle voci di un potenziamento dagli attuali 440 miliardi a 2 mila miliardi di euro del Fondo salva-Stati utilizzando l’effetto leva. Ma lo stallo sul modo di rafforzarlo rischia di creare le premesse per lo scoppio di una vera e propria bomba sui mercati. Questi ultimi ormai si aspettano che domenica prossima il vertice Ue decida il potenziamento dell’Efsf. Ma i veti incrociati sul Fondo-banca e sul Fondo-assicurazione rischiano di lasciare l’Efsf così come è, con una potenza di fuoco di soli 440 miliardi di euro, assolutamente non in grado di difendere Spagna e Italia dagli attacchi speculativi. Non a caso ieri Barroso ha auspicato che il vertice di domenica decida un rafforzamento dell’Efsf, che consenta anche ad «altri Paesi» fuori programma, «come la Spagna», di beneficiarne. Se il vertice Ue non realizzasse queste aspettative, è facile immaginare quale tempesta si scatenerebbe il giorno dopo sui mercati. Tempesta di una violenza tale da rischiare di abbattere le fondamenta stesse dell’euro. Ecco perché ieri è stato convocato a Francoforte il vertice di emergenza. Vertice che si è svolto sullo sfondo di una giornata campale ad Atene, paralizzata dallo sciopero generale e dagli scontri di piazza. Oggi il parlamento greco dovrà approvare nuove draconiane misure di austerità, in cambio di 8 miliardi di aiuti dall’Ue e dall’Fmi, indispensabili per poter pagare gli stipendi dei dipendenti statali a novembre. (riproduzione riservata)