Nuova tegola per Unicredit, al momento impegnata nella definizione del piano industriale che dovrebbe essere presentato il 14 novembre. Ieri il giudice di Milano Luigi Varanelli ha disposto il sequestro di 245 milioni, accogliendo la richiesta del pm Alfredo Robledo nell’ambito dell’inchiesta su una presunta frode fiscale, commessa attraverso una complessa operazione di finanza strutturata e transnazionale «Brontos» con la banca inglese Barclays, che ha permesso di aggirare il fisco tra il 2007 e il 2008. Una ventina gli indagati, tra cui Alessandro Profumo, all’epoca dei fatti ad del gruppo, e il vicepresidente dell’area finanza strutturata di Barclays Rupack Chandra. Dal canto suo, un portavoce di Unicredit ha detto ieri che la banca «è molto sorpresa per questa iniziativa che non cambia la convinzione dell’istituto circa la correttezza del proprio operato e di quello dei propri dipendenti». In pratica, la costruzione finanziaria sarebbe stata finalizzata a far credere che Unicredit stesse investendo in un contratto di pronti contro termine su strumenti partecipativi di capitale, mentre avrebbe realizzato un investimento in un deposito interbancario presso Barclays. In questo modo, al posto di pagare le tasse sul 100% degli interessi di un deposito interbancario, in base alla normativa fiscale italiana Unicredit ha potuto pagare soltanto il 5% sui dividendi dell’apparente operazione pronti contro termine. Al momento, intanto, Piazza Cordusio è impegnata nella realizzazione del business plan. Ma sul tema caldo di un eventuale aumento di capitale «il quadro regolamentare manca ancora di alcuni tasselli», ha precisato ieri una fonte vicina alla situazione, mentre era in corso il cda della banca, definito di ordinaria amministrazione. Due restano i nodi da sciogliere: la rinegoziazione dei cashes e la contabilizzazione dei titoli di Stato. Unicredit «sta lavorando alla definizione del nuovo piano strategico, valutando una gamma di azioni che possano valorizzare al meglio le potenzialità del gruppo in coerenza con il previsto nuovo quadro regolamentare, le attuali condizioni di mercato e lo scenario macroeconomicao in generale», ha detto l’istituto in una nota al termine del board.