di Elisabetta Iovine  

Tassare il nutrimento che fa prendere chili: l’originale proposta viene dalla Danimarca, che ha deciso di far pagare di più i cibi che contengono grassi saturi. E non è l’unico esempio di questo genere: recentemente l’Ungheria ha deciso di colpire il cibo che fa registrare elevati livelli di grassi, sale e zucchero.

E pensare che, seguendo gli standard americani, i danesi non sono neppure colpiti dal problema: il loro tasso di obesità è intorno al 9%, ben al di sotto della media europea del 15% e meno di un terzo di quello degli Stati Uniti.

Ancora più sorprendente è il fatto che il nuovo provvedimento di natura fiscale è stato introdotto a Copenhagen da un governo di centrodestra con il semplice scopo di raccogliere soldi dai contribuenti. E la proposta di legge è stata sostenuta anche dalle forze di opposizione. Al punto che i sì in parlamento sono stati pari al 90%. È prevista una tassa di 16 corone (circa 2,2 euro) al chilo: ciò significa che mezzo pound (0,23 chilogrammi) di burro costerà 11 centesimi in più.

È evidente l’intento di rastrellare soldi in un momento di forte crisi per le casse statali, come sta avvenendo un po’ ovunque. Non sono mai mancate le accise su prodotti come tabacco, zucchero, alcol e altri beni di lusso. Stavolta, però, è stato come scoprire la gallina dalle uova d’oro. Effettivamente bisogna chiedersi se ai politici danesi stia veramente a cuore la salute dei loro concittadini.

Il provvedimento è stato introdotto anche sapendo che in Danimarca i contribuenti pagano volentieri le tasse perché, in cambio, ricevono molti servizi: dalle cure mediche efficienti all’educazione gratuita, dalle strutture per i bambini alle ottime pensioni. Infine, è diffusa la mentalità per la quale, quando si ritiene che qualcosa sia dannoso per la popolazione, ma non in maniera tale da essere messo fuorilegge, occorra tassarlo per scoraggiarne l’utilizzo.

Ma non mancano i problemi. Per esempio, questa tassa riguarda soltanto i grassi saturi ed esclude altre sostanze grasse, oltre allo zucchero e al pane bianco. Inoltre, nonostante l’imposizione venga fatta anche sulla merce importata, quest’ultima non contiene il più delle volte una documentazione esauriente sugli ingredienti. Infine, considerato che la Danimarca è un paese piccolo, in molti potrebbero attraversare la frontiera e fare incetta di alimenti messi all’indice in patria.