Oltre alla partecipazione del 2,04% in equity che vale 750 mln e ai 650 mln di cashes, la compagnia tedesca ha rilevato 6,6 mld di corporate e covered bond della banca. E ora alza il pressing 

di Filippo Buraschi

Il rebus attorno al prossimo possibile aumento di capitale di Unicredit si arricchisce di un’altra incognita, una variabile che a Piazza Cordusio, almeno secondo le preoccupazioni che filtrano in ambienti interni alla banca, comincia a diventare intricata, non foss’altro perché si inserisce tra la morsa delle Fondazioni, le incertezze legate agli azionisti libici e le aspettative sui mezzi freschi che potrebbero arrivare dal fondo sovrano cinese.

La variabile è Allianz e, soprattutto, il suo impegno inUnicredit, che va ben oltre la partecipazione del 2,04% del capitale della banca presieduta da Dieter Rampl e guidata da Federico Ghizzoni. L’esposizione del colosso assicurativo tedesco, secondo quanto MF-Milano Finanza è riuscito a ricostruire, supera infatti gli 8 miliardi (che equivale a circa il 50% della capitalizzazione in borsa di Unicredit). Si tratta di una cifra che di questi tempi farebbe tremare i polsi a qualsiasi investitore in banche europee e che di sicuro è rilevante anche per Allianz, nonostante gestisca nel mondo asset per circa 1.600 miliardi.

Il gruppo tedesco non vuole commentare, ma l’entità dell’esposizione è comunque tale da destare qualche apprensione ai piani alti della compagnia, anche perché se la mano sinistra ha dato con abbondanza, quella destra non può certo dirsi soddisfatta in termini di ritorno dell’investimento: dividendi in caduta e quotazioni che, nonostante il rally degli ultimi giorni, risultano ben lontane da quelle di carico e hanno richiesto ripetute svalutazioni nei portafogli Allianz. Nell’ultima operazione in ordine di tempo targata Unicredit, l’emissione a fine estate di covered bond per 1 miliardo, a cedola fissa del 5% e durata decennale, il gruppo Allianz si è accollato da solo la sottoscrizione di quasi il 50%, garantendone in questo modo il pieno successo. Tra corporate bond e altri strumenti finanziari, secondo la ricostruzione di MF-Milano Finanza, Allianz si è fatta carico negli ultimi anni di un onere per oltre 6 miliardi e mezzo, ai quali vanno aggiunti l’esposizione relativa alla partecipazione del 2,04% nella casa madre bancaria e le quote detenute nelle banche Pekao, Zagrebacka e Bulbank che, sommate, valgono alle quotazioni attuali più del 2,04% posseduto nella capogruppo.

Inoltre, pur non potendo stimare il cash depositato nei conti correnti che il gruppo tedesco attraverso le proprie controllate ha probabilmente acceso presso le filialiUnicredit, al conto finale si possono sommare gli esborsi ulteriori cui Allianz non si è sottratta negli ultimi due aumenti di capitale, compreso quello legato all’operazione cashes, recentemente riformulata nella remunerazione per venire incontro ai rilievi della Banca d’Italia.

La relazione ventennale tra Allianz e Unicredit (un tempo Ras-Credito Italiano) si è sempre distinta come una partnership solida e profittevole: da un lato il gruppo assicurativo ha potuto usufruire della produzione di polizze attraverso la joint venture CreditRas; dall’altro, il management del gruppo creditizio ha potuto fare affidamento sul sostegno finanziario, non certo incondizionato ma consistente, da parte dell’azionista tedesco. Adesso, la situazione economica del Paese, con il triplo downgrade dell’Italia da parte di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch e i riflettori sul debito sovrano (non va dimenticato che Allianz, al pari di altre primarie compagnie, è uno dei più grossi investitori in titoli di Stato italiani), fa riflettere e potrebbe turbare i piani del vertice di Piazza Cordusio.

 

Per martedì 18 ottobre è convocato un consiglio di amministrazione di Unicredit che non ha all’ordine del giorno deliberazioni in merito a operazioni sul capitale, questione rimandata forse alla riunione del 14 novembre quando saranno resi noti i risultati trimestrali al 30 settembre, ma tra i consiglieri della banca è verosimile che lo scambio di opinioni si concentri proprio sulle ipotesi di ricapitalizzazione. La ripresa delle quotazioni, con il ritorno di Unicredit sopra la soglia di 1 euro (ieri il titolo ha chiuso a 1,05 in rialzo del 2,33%), secondo gli analisti, rende più praticabile il ricorso al mercato, ma la coppia Rampl-Ghizzoni (soprattutto il primo che si gioca la riconferma alla presidenza) dovrà essere, nei confronti di vecchi o nuovi azionisti, ancora più convincente sul piano industriale e sul ritorno atteso dall’investimento inUnicredit. (riproduzione riservata)