Il 2011 è stato un bel banco di prova per i fondi comuni che si propongono di conseguire un rendimento assoluto, poco correlato con gli andamenti dei mercati finanziari. Un anno iniziato con l’aspettativa di un rafforzamento della ripresa economica e precipitato nella crisi del debito pubblico e i timori di una recessione che hanno portato a un ribasso dei listini azionari, compresi quelli dei paesi emergenti che sembravano il nuovo eldorado. Quale tipologia di fondi alternativi ha cavalcato meglio questo difficile scenario? I rendimenti medi calcolati da Morningstar sono negativi per tutte le categorie, ma per i fondi che investono nella volatilità siamo prossimi allo zero e sono decisamente contenute, inferiori al 2%, le perdite degli specializzati sul mercato obbligazionario [Debt Arbitrage e Long/Short Debt] e dei fondi Market Neutral. Il calo subito dai fondi azionari Long/Short è mediamente inferiore a quello degli azionari tradizionali. In ogni categoria ci sono, tuttavia, fondi dal rendimento positivo; il confronto tra i migliori e i peggiori risultati evidenzia, poi, le differenze di rendimento all’interno di ciascuna categoria e anche la diversa esposizione alle perdite.
Più difficile per questi prodotti assicurare quella costanza nel tempo di rendimenti positivi che è tra gli obiettivi dichiarati: la maggior parte dei prodotti ha ancora un’operatività limitata, ma nel loro recente passato non mancano gli anni chiusi in perdita. Il miglior fondo alternativo dei primi nove mesi è un multistrategy, Invesco Global Absolute Return: sta guadagnando il 6,6%, dopo il +7,7% nel 2010 e un — 12,2% nel 2009. Gestito quantitativamente, combina una strategia micro, posizioni lunghe e corte sui mercati azionari, e una strategia macro con posizioni lunghe e corte in future e forward su indici azionari, obbligazionari e valutari. Brevan Howard Macro FX investe sui mercati valutari e ha reso il 5,6%, appena meglio del +5,5% ottenuto da Prima Star Market Neutral Europe, comparto irlandese dell’italiana Prima sgr. «La capacità di guadagnare di questo fondo deriva dalla nostra capacità di creare alfa, cioè di generare con continuità un extrarendimento rispetto al mercato di riferimento, in questo caso il mercato azionario europeo, attraverso una posizione lunga di titoli e una posizione corta, rappresentata dalla vendita di future sull’indice Stoxx600, che consente di neutralizzare, da qui il nome Market Neutral, il rischio di mercato», spiega Lars Schickentanz, direttore investimenti di Prima Sgr. «E’ un prodotto che può essere considerato alternativo a un prodotto obbligazionario, ma anche a un monetario, certo con una volatilità più alta, assimilabile a quella di un investimento obbligazionario a medio lungo termine».
Lanciato nel 2009, lo scorso anno ha reso l’1,1%, per la selezione dei titoli, a differenza di altri prodotti, non utilizza modelli quantitativi, ma l’analisi fondamentale. Tra i prodotti che investono in obbligazioni si segnala Credit Suisse Custom Market Global Alpha Fixed Income. Il suo obiettivo è superare dall’1,5 al 3% un rendimento monetario, replicando l’andamento di un indice di strategia che assume posizioni, lunghe e corte, sui mercati degli interest rate swap di quattro differenti valute. Nel 2010 ha realizzato una performance del 3,1%, +2,8% il risultato dei primi nove mesi di quest’anno. C’è, poi, Generali IS Absolute Return Credit Strategies, altro fondo di matrice italiana.
«E’ un fondo che cerca di catturare, con un approccio total return puro, il premio al rischio in strutture che nel mondo del credito sono considerate complesse, ossia derivati o strutturati. E’ classificato `sofisticato’ secondo la normativa lussemburghese e in quanto tale può assumere posizioni lunghe o corte, quest’ultime essenzialmente attraverso Cds, credit default swap, su indici o su singoli emittenti.
«L’utilizzo di posizioni corte, tuttavia, non è sistematico, ma opportunistico, su base tattica», spiega il suo gestore, Fabrizio Viola. «L’asset mix, nel corso degli anni e in misura maggiore nel 2011, si è spostato pesantemente sul segmento degli Abs, asset backed securities, attualmente vi è investito il 90% del portafoglio, mentre la parte rimanente è in obbligazioni societarie. Nell’ambito degli Abs, gran parte del valore dell’ultimo anno deriva da investimenti in senior Cmbs, ossia cartolarizzazioni di mutui erogati a fronte di acquisti di proprietà immobiliari di natura commerciale». Con un mercato degli Abs europei `contagiato’, a dispetto di sottostanti di maggiore qualità, dalla crisi innescata dai mutui subprime, il fondo ha perso il 33,8% nel 2008 e l’1,2% l’anno successivo, ma è cresciuto del 35,7% nel 2010. Tra i prodotti bilanciati flessibili, infine, spicca, con una performance del +5,5%, un fondo di diritto italiano, Agoraflex. «La politica d’investimento», commenta l’amministratore delegato Alessandro Ceccaroni, «si ispira ai criteri del ritorno assoluto e dell’adeguata remunerazione del rischio: solo attività finanziarie reputate appetibili, indipendentemente dall’inclusione o meno nei comuni indici azionari o obbligazionari, vengono immesse in portafoglio. Le attività giudicate sopravvalutate o anche solamente pienamente valutate, non vengono considerate; in situazioni di temporanea scarsità di opportunità rimaniamo, quindi, in posizione d’attesa, con un’alta componente di liquidità o quasiliquidità». La decorrelazione di questo fondo che, nei momenti maggiormente negativi e per brevi periodi, ha incrementato l’esposizione azionaria fino al 40%, principalmente attraverso derivati su indici, per poi azzerarla, è testimoniata dalla perdita limitata al 7,6% nel 2008, ma anche dal — 3,9% ottenuto in un anno positivo come il 2010.