?Tra compagnie inesistenti e altre non autorizzate è un’esplosione di assicurazioni contraffatte. Il rischio è che un tagliando su dieci alla fine risulti falso. Mentre il giro d’affari dei truffatori supera il miliardo 

di Gianluca Zapponini

Il copione è noto. Due automobilisti, in seguito a un incidente d’auto, si scambiano i dati delle loro polizze rc, firmano il verbale dei vigili urbani e rimangono in attesa che le rispettive assicurazioni si mettano d’accordo su eventuali risarcimenti. Tutto liscio, se non fosse che in capo a qualche giorno uno dei due conducenti ha un’amara sorpresa: la compagnia assicurativa a cui si è affidato risulta abusiva, cioè non esiste, o più semplicemente non può rilasciare alcuna polizza perchè priva delle necessarie autorizzazioni.

 

In ambo i casi il contrassegno è sì ben visibile sul parabrezza ma nella sostanza è come se non ci fosse perchè o contraffatto o emesso da una società inesistente. Non è la trama di un film bensì una realtà e per lo più in forte crescita: sono le cosiddette compagnie fantasma che, con nomi spesso simili ai grandi operatori, ammaliano automobilisti distratti o semplicemente a caccia dell’affare. Alla fine però a farne le spese sono i clienti stessi (la rc auto è obbligatoria per legge) ma soprattutto, le compagnie assicurative, perchè se si fa una semplice moltiplicazione tra le auto in circolazione senza assicurazione (circa 3 milioni, dati del ministero dello Sviluppo) e il premio medio per ogni polizza si ottengono mancati introiti per 1,2 miliardi di euro.

Come se non bastasse il fenomeno è in netta espansione: secondo l’Isvap, se nel 2002 tra compagnie abusive e casi di contraffazione si contavano appena sette episodi, quest’anno il numero è salito a 32 (+400% sul 2002), di cui 25 riguardano società fantasma che vendevano tagliandi contraffatti, mentre sette sono le compagnie regolari ma prive di autorizzazione a operare nel ramo rc auto. Un dato che salta ancora più all’occhio se si pensa che solo l’anno scorso i casi di società abusive individuate dall’Isvap sono stati 13, meno della metà di quelli emersi nel corso del 2011. Il rischio che ora molti assicuratori paventano, parlando con MF-Milano Finanza, è che almeno un tagliando su dieci risulti contraffatto. Una vera bomba ad orologeria piazzata sulle strade italiane. Che meriterebbe indagini a tutto campo, in Parlamento e della magistratura.

Ma quali sono le ragioni del proliferare di tale fenomeno? Su tutti il caro-polizze che spinge gli automobilisti a cercare sempre più offerte migliori, spesso però affidandosi a compagnie dai nomi stravaganti ma sconosciute fino a un momento prima. Come l’ultima società finita nella black list dell’Isvap, la fantomatica Generhel che, spacciandosi per la ben più concreta Genertel, avrebbe messo in commercio polizze Rc auto in assenza di ogni autorizzazione. Poi c’è anche chi le carte in regola ce le ha solo in patria e pensa di poter fare affari anche oltreconfine. È il caso della De Asigurare Astra che, sempre secondo l’Authority guidata da Giancarlo Giannini, risultava sì autorizzata in Romania, ma non ha mai comunicato di voler operare in Italia. Risultato? La sua attività nel Belpaese è del tutto irregolare. O della Soyer&Mamet Agency Insurance di Bruxelles, che attraverso internet avrebbe venduto polizze Rc auto risultate poi fasulle. Con i fantasmi c’è poco da scherzare, ammoniscono le compagnie (quelle vere): un fanalino rotto o un paraurti ammaccato alla fine possono costare molto caro. (riproduzione riservata)