Ventimila legali hanno optato per versare l’integrativo 

  di da Catania Simona D’Alessio  

Almeno 20 mila avvocati hanno aderito alla possibilità, avviata quest’anno, di effettuare un versamento integrativo del contributo obbligatorio per «incrementare il proprio assegno pensionistico, al termine della loro vita professionale». E, sebbene i dati certi si avranno soltanto nel 2012, la cassa forense può già ipotizzare che ad aver colto la chance di irrobustire il proprio estratto conto previdenziale (il tetto massimo stabilito è di 9 mila euro annui) sia stata «in prevalenza la fascia reddituale medio-alta».

 

Ad annunciarlo a ItaliaOggi è stato il presidente dell’ente Alberto Bagnoli che, ieri pomeriggio nel corso dei lavori del XXI congresso nazionale dell’Associazione italiana dei giovani avvocati a Catania, ha precisato che «ad oggi, ci sono già 200 mila legali che hanno inviato il modello 5, contenente la comunicazione obbligatoria del reddito netto e del volume d’affari Iva, in via telematica. E, proprio in occasione di questo recentissimo inoltro», il 10% dei professionisti ha «chiesto di sottoscrivere la quota modulare della pensione, realizzando cioè entro la fine del 2011» un’ulteriore contribuzione «volontaria», un segnale «molto importante per noi, perché ci ritroviamo un po’ in concorrenza con la previdenza complementare, che adesso vuole rilanciarsi attraverso la Covip ed il ministero delle finanze». Il successo dell’iniziativa, ha incalzato il numero uno dell’istituto, «dimostra perciò chiaramente che gli avvocati italiani guardano alla cassa come ad una fondazione sana, in grado di mantenere le promesse, altrimenti questi iscritti si sarebbero limitati ad investire nella quota obbligatoria».

Bagnoli non si nasconde, però, dietro facili entusiasmi: la fascia più debole dell’avvocatura («che non è riconducibile, come si potrebbe facilmente immaginare, soltanto ai rappresentanti delle nuove generazioni e alla componente femminile, bensì anche alle persone più mature») va sostenuta in un percorso di crescita, e «forse il governo non ci sta aiutando molto». Il decreto per lo sviluppo che sta per essere emanato, infatti, ha proseguito, «è possibile che possa incrinare ulteriormente la fiducia della categoria in un futuro migliore, visto che da un lato si riparla di abolizione delle tariffe minime, e dall’altro si ipotizza una società di professionisti, ma non si comprende che compagine, che scopo e che contenuti dovrebbe avere». E, rivolto agli under45 riuniti nella città etnea, il presidente ha affermato che uno dei traguardi primari sarà «recuperare la posizione dei giovani che non figurano negli elenchi della cassa, ma sono tenuti all’iscrizione alla gestione separata dell’Inps. Intendiamo creare degli incentivi per favorire il loro ingresso». Le stime sulle entrate del mondo forense non sono confortanti, poiché «il reddito medio è tornato ai livelli di dieci anni fa, quando si è interrotto un trend di crescita e, negli ultimi tre anni, complice la crisi economica», ha concluso Bagnoli, il guadagno è calato «all’incirca del 10%».