di Marcello Bussi

Angela Merkel ieri ha ancora una volta gelato le borse: «La cancelliera ha detto che i sogni di vedere la crisi finita già da lunedì prossimo sono destinati a non realizzarsi», ha affermato il suo portavoce Steffen Seibert nel corso di una conferenza stampa di routine, aggiungendo che «si tratta di un lavoro lungo, che forse avrà termine il prossimo anno o ancora più in là».

Le ha fatto eco il suo ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble: «Il 23 ottobre i leader europei non concorderanno una soluzione definitiva» alla crisi. Berlino si è insomma premurata di disilludere i mercati, saliti nei giorni scorsi perché convinti che il vertice Ue di domenica prossima avrebbe trovato una soluzione definitiva alla crisi del debito sovrano europeo. E anche da Pechino è arrivata una doccia fredda: Liquin Jin, presidente del fondo sovrano cinese China investment corporation (Cic), ha dichiarato che le banche europee devono avere bilanci più trasparenti se vogliono diventare un investimento attraente. E così Piazza Affari ha chiuso in ribasso del 2,3%, Francoforte dell’1,8%, Parigi dell’1,6%.

Versando altra benzina sul fuoco, il premier greco George Papandreou ha avvertito che si è appena aperta «la settimana più cruciale per la Grecia e per l’area euro. Dobbiamo prendere decisioni cruciali. Se non verrà approntata una soluzione definitiva, l’incertezza proseguirà». Giovedì prossimo il parlamento greco dovrà approvare nuove misure di austerità elaborate in seguito alla visita della Troika, composta da Commissione Ue, Fmi e Bce. La maggioranza socialista può contare su quattro voti di maggioranza, ma ieri è suonato un campanello d’allarme perché Thomas Robopoulos ha dato le dimissioni da deputato, spiegando di non poter più sostenere un governo che impone «misure ingiuste» sotto la minaccia della bancarotta. Segno del profondo disagio che cova tra le fila del partito di maggioranza. Continuano intanto le discussioni sulla sforbiciata da dare al rimborso del debito greco, che sarà sicuramente superiore al 21% deciso dal vertice Ue dello scorso mese di luglio. Secondo la Bild, il governo tedesco si starebbe servendo della mediazione dell’amministratore delegato di Deutsche Bank, Josef Ackermann, per convincere le banche ad accettare un taglio volontario del loro credito nei confronti di Atene pari al 50%. Mentre Handelsblatt ha avvertito che la Francia e la stessa Germania, rischiano di perdere il rating tripla A, a causa dei costi che devono sopportare per finanziare i piani di aiuto a Grecia, Irlanda e Portogallo. Interpellato sull’argomento, Lorent Bilke, strategist di Nomura, ha confermato che non si può escludere un futuro downgrade di Germania e Francia. Handelsblatt ha anche riferito che Fitch sarebbe sul punto di declassare sette tra le maggiori banche di investimenti, tra cui Deutsche Bank. (riproduzione riservata)