A Intesa non serve nuovo capitale. Per Unicredit 7,38 mld 

Alla fine, dopo una nottata di discussioni, i leader dell’Eurozona hanno trovato un accordo con i creditori privati su un taglio del 50% sui titoli di stato greci detenuti. Via libera anche al potenziamento del Fondo salva-stati, fino a cinque volte la capacità attuale, per affrontare «la minaccia sistemica» proveniente dalla crisi dell’Eurozona. È stato inoltre rivisto il secondo pacchetto di aiuti ad Atene, che ammonta ora a circa 130 miliardi.

Tutti i leader hanno espresso soddisfazione per i risultati raggiunti.

 

L’Eurozona, ha annunciato il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha costruito «un sufficiente muro di protezione contro il contagio» grazie a un accordo che prevede un potenziamento dell’Efsf a circa 1.000 mld di euro «sotto certe condizioni». Sono state indicate due opzioni per rafforzare il fondo. La prima prevede una forma di sostegno creditizia per i titoli di stato emessi dai paesi membri per eliminare i timori legati a una crisi di liquidità, mentre la seconda prevede la creazione di un veicolo speciale che attrarrà investimenti da entità private e statali. L’Europa probabilmente cercherà di rastrellare risorse dalle economie emergenti ed è in questo senso che va inquadrato il viaggio in agenda del presidente francese, Nicolas Sarkozy, in Cina. I dettagli finali saranno concordati all’Eurogruppo e all’Ecofin del 7 e 8 novembre.

Secondo alcuni funzionari vicini ai lavori, l’accordo sulla Grecia è stato raggiunto dopo che Sarkozy e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, avevano sottolineato che, se le banche non avessero accettato un haircut al 50%, si sarebbe andati incontro a un default del paese ellenico. È quindi previsto che gli istituti di credito perdano il 50% del valore dei bond ellenici in portafoglio, mentre l’Fmi e l’Efsf forniranno 100 mld probabilmente entro la fine dell’anno. Altri 30 mld arriveranno dai governi dell’Eurozona. Grazie alle svalutazione dei bond ellenici si ridurrà il debito-pil di Atene dall’attuale 160% al 120% entro il 2020.

I dettagli sulla struttura dell’operazione, che dovrebbe essere operata tramite un bond swap, saranno risolti nelle prossime settimane. In particolare, deve ancora essere trovato un accordo sui coupon e sulle scadenze dei titoli di stato che saranno utilizzati per il concambio del debito. Il debito della Grecia sarà ridotto di 100 mld, circa il 47% del pil. Quanto alla partecipazione dei privati, secondo Charles Dallara, direttore generale dell’Istituto di finanza internazionale e rappresentante delle banche, questa dovrebbe essere «molto alta».

Un altro punto affrontato durante i lavori riguarda gli istituti di credito europei, che dovranno aumentare il Core Tier 1 dal 6 al 9% entro giugno 2012. L’Eba ha annunciato che ciò corrisponderebbe a una iniezione di capitale di 106 mld. Le risorse dell’Efsf saranno utilizzate solo in ultima istanza. Proprio le banche europee stanno cercando di rassicurare gli investitori. Gli istituti spagnoli, francesi e italiani avranno bisogno di circa 50 mld di nuovi capitali, ma diversi fra loro hanno annunciato che non dovranno rivolgersi agli azionisti, ma sarà sufficiente utilizzare risorse interne.

Alle banche italiane serve una ricapitalizzazione complessiva da 14,8 miliardi. Intesa Sanpaolo ha reso noto di non avere bisogno di ulteriore capitale. Quanto a Unicredit, il fabbisogno è stimato preliminarmente in 7,38 miliardi di euro. Ma, tenendo conto delle obbligazioni convertibili Cashes per il computo del Core Tier 1, il cuscinetto di capitale richiesto si riduce a 4,39 miliardi. La cifra individuata da Banca Montepaschi ammonta invece a 3,09 miliardi.

Intanto il premier greco, Georges Papandreou, ha detto che per il proprio paese si è aperta una «nuova era» dopo la riduzione di 100 miliardi del fardello del debito. È molto probabile che alcune banche dovranno essere nazionalizzate. La ricapitalizzazione dovrebbe aver luogo grazie ai fondi che il paese riceverà in virtù del nuovo pacchetto di aiuti. Le banche dovranno prima cercare di finanziarsi sul mercato dei capitali e, solo nel caso in cui non dovessero riuscirci, il settore pubblico acquisterà le loro partecipazioni. Dopo la ristrutturazione gli istituti di credito dovrebbero essere di nuovo privatizzati.