Qualcosa è già cambiato. Come l’introduzione della «nuova» imposta di bollo che va a colpire i titolari di un deposito titoli dal valore nominale superiore a 50mila euro (sotto i 50mila rimane la vecchia imposta da 34,20 euro). Altre novità, invece, arriveranno a partire dal 2012. Come l’introduzione della «nuova» aliquota fiscale sui proventi e capital gain.
Ma cosa cambia esattamente con l’anno che verrà? In poche parole, la ritenuta sui redditi di natura finanziaria sarà unificata al 20% per tutti (o quasi) gli strumenti d’investimento. Dunque, ci saranno dei prodotti, oggi tassati al 27%, che ne trarranno beneficio e altri, oggi soggetti a un’imposta del 12,50%, che invece ne usciranno penalizzati. La manovra di Ferragosto, che ha introdotto la nuova aliquota sulle rendite finanziarie, prevede comunque le dovute eccezioni. In particolare, mantengono una tassazione invariata (al 12,50%) i Buoni fruttiferi postali (per i quali tra l’altro non si paga neanche l’imposta di bollo), i titoli di Stato (sia italiani sia esteri) e «i piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti». Salvi, inoltre, anche i fondi pensioni che, non rientrando nella manovra, continueranno a essere tassati all’11% (per contributi e capitale, invece, l’aliquota d’imposta della previdenza complementare è del 15%, ridotta di una quota pari allo 0,30% per ogni anno eccedente il 15° anno di partecipazione, con un limite massimo di riduzione del 6%).
Ma procediamo per gradi. A essere penalizzati dalla nuova tassazione saranno gli investimenti in azioni ed Exchange traded fund, in obbligazioni private non inferiori ai 18 mesi, in fondi comuni e Sicav, in fondi immobiliari, in polizze vita e in Pronti contro termine. Per tutti questi strumenti, infatti, l’aliquota fiscale passerà (a partire dall’1 gennaio 2012), dal 12,50% al 20 per cento. Per quanto riguarda, però, i fondi comuni, le Sicav e le polizze vita, la componente investita in titoli di Stato continuerà a essere tassata al 12,50 per cento. Saranno, invece, avvantaggiati dal nuovo regime fiscali i depositi in conto corrente, i certificati di deposito e i libretti di risparmio. Ma anche i conti deposito, la cui aliquota scenderà (sempre dall’1 gennaio 2012) dall’attuale 27% al 20 per cento. Su questi ultimi, in particolare, c’è molta attenzione, grazie ai tassi di interessi offerti, che in alcuni casi arrivano addirittura a superare il 4% lordo. E non è un caso che anche operatori specializzati nell’asset management, come Banca Generali, abbiano deciso di allargare il proprio business mettendo un piede nel mondo proprio dei conti deposito.
Infine, gli occhi di tutti sono puntati sui «piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti», che non subiranno alcun aggravio fiscale (l’aliquota resterà al 12,5%). A oggi, però, ancora non si sa cosa rientri effettivamente in questa accezione piuttosto ampia. Si potrebbe pensare, come proposto recentemente da Assogestioni, a strumenti alternativi alla previdenza obbligatoria e a quella complementare con una durata non inferiore a cinque anni e un limite annuo ai versamenti effettuabili. Ma è presto per dirlo. Soltanto una circolare chiarificatrice del legislatore potrà sciogliere ogni dubbio.