Il d-day dell’Eurozona è arrivato. Slitta la riunione dell’Ecofin prevista per oggi, ma il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona sarà comunque chiamato a decidere su due materie di fondamentale importanza e non più derogabili: gli haircuts obbligazionari per i creditori privati della Grecia e l’ampliamento del fondo Efsf. Se sul primo punto Germania e Francia appaiono ancora divise, sul secondo i negoziatori sembrano essere giunti alla cosiddetta quadra. L’ormai mitologico fondo salva-Stati sta però diventando, niente più e niente meno, che una versione aggiornata del veicolo strutturato che ha consentito ad Enron di fare finanza creativa, fino poi a esplodere. D’altronde, si sa, certe ricette ritornano, sotto altre forme e con altri nomi, ma il succo rimane sempre lo stesso. Nel 2007 vivemmo l’anno dell’individualismo, il male assoluto stava tutto nei mutui subprime. Nel 2008 abbiamo visto un primo spostamento di questa crisi individuale verso problemi correlati a livello bancario. Nel 2009 si è partiti con le banche in piena crisi per poi finire con un primo assaggio di preoccupazione per i debiti sempre più insormontabili. Il 2010 è ufficialmente l’anno dell’inizio della crisi del debito sovrano. Quest’anno, il 2011, la crisi è andata fuori controllo, riportando al centro dell’uragano anche le banche e i soggetti individuali da cui tutto parti. Insomma, un mix letale. E ora, cosa dobbiamo aspettarci? Ciò che purtroppo sembra stia avvenendo è il riciclaggio degli errori passati, spacciati per soluzioni nuove. Quindi, perché non ripescare quella macchina geniale che era lo Special Purpose Vehicle (Spv), tramutato da Enron nella madre di tutte le garanzie fuori bilancio? Due sono le ipotesi su cui si è lavorato e che oggi arriveranno ad una sintesi: 1) dare dare all’Efsf la possibilità di emettere assicurazioni sui titoli dei Paesi a rischio, per garantire perdite tra il 20 e il 30 per cento; 2) creare uno strumento ad hoc, un ibrido tra un Spv e un Siv (Structured Investment Vehicle) che si sostanzierebbe in uno «Special purpose investment vehicle» o Spiv, per attirare gli investitori anche non europei, cioè i cosiddetti Brics. 
Insomma, per battere la crisi nata dalla finanza ultra-creativa contro cui oggi tutti si scagliano – dagli indignados al Vaticano, da Nicolas Sarkozy fino a Barack Obama e Mario Draghi – si usano le stesse ricette inventate (e realizzate) proprio dalla finanza ultra-creativa. Un Siv (Structured Investment Vehicle) come pare si stia andando a strutturare l’Efsf, altro non è che un Spv con leva. Esattamente il genere di «asset», se così vogliamo chiamarlo, che ha mandato Citigroup nei guai e, quasi quasi, all’altro mondo. Un Siv, infatti, ha un posto speciale nell’inferno delle Cdo (Collateralized Debt Obligation) e, nel caso dell’Efsf, si tratta di un’assicurazione smontabile. Nell’idea quantomeno azzardata dei regolatori Ue, infatti, l’Efsf dovrebbe sì vendere assicurazioni legate a nuove emissioni obbligazionarie, ma anche smontabili e vendibili separatamente rispetto alle obbligazioni sottostanti al contratto di assicurazione. Scusate, ma non è esattamente un credit default swap, ossia il mostro dei mostri, che ha convinto l’Ue la settimana scorsa a votare in favore di un bando sui naked cds sovrani? Che farà l’Ue, metterà il bando sui cds dell’Efsf? La vulgata univocamente colpevolista nei confronti dei cds li descrive come un’assicurazione anti-incendio stipulata però sulla casa del vicino: ovvero, chi ha stipulato la polizza ha tutto l’interesse che l’abitazione non sua bruci per riscuotere il premio. In questo caso, invece, è come comprare un’assicurazione anti-incendio su un casa che non ti copre in caso di incendio per statuto. La versione 2.0 del 2008 è alle porte.