Quello di John Paulson non è affatto un caso isolato. Il più famoso gestore di hedge funds lo stesso che speculò con successo sui mutui subprime, diventando ricchissimo (16 miliardi di dollari) ha annunciato di aver fatto perdere al suo Advantage fund il 40 per cento da inizio anno. Ma anche i manager degli altri gruppi si leccano le ferite di questo “autunno nero 2011”: secondo il centro studi Hedge fund research, i 7.400 fondi esistenti, che gestiscono complessivamente circa 2mila miliardi di dollari, hanno perso il 5,3%nell’ultimo trimestre. Certo, la timida ripresa dei mercati finanziari a ottobre e soprattutto il colpo di acceleratore dopo l’accordo a livello europeo hanno riaperto le speranze di un recupero. L’autunno 2011 sarà comunque ricordato tra i peggiori nella storia ventennale degli hedge fund: accanto alla prima guerra del Golfo (1990), all’implosione della Long Term capital market (1998), allo scoppio della bolla della new economy (2000), al fallimento di WorldCom (2002) e ovviamente alla tempesta finanziaria del 2008. In quest’ultima fase, delusi dai rendimenti e volendo disporre di maggiore liquidità, i privati hanno accelerato i riscatti dagli hedge fund, in cui ormai il 65 per cento dei capitali è rappresentato da investitori istituzionali, mentre la loro percentuale prima della crisi si fermava al 45. Al tempo stesso sono crollati i compensi degli executive dei fondi. Glocap, una società di headhunting, calcola che i salari e i bonus del settore scenderanno in media del 10 per cento nel 2011, colpendo soprattutto i portfolio manager e i senior trader perché più legati alla performance dei fondi di quanto lo siano i loro colleghi.
Come se non bastasse, la settimana scorsa si è abbattuta sugli hedge fund anche la scure dei nuovi regolamenti della Sec. Intendiamoci: è stata meno violenta di quel che molti temessero, forse grazie alla pressione della lobby. All’ultimo momento è stato deciso che solo i fondi e i gruppi di private equity più grandi, cioè quelli che gestiscono almeno 1,5 miliardi di dollari, saranno obbligati a presentare trimestralmente dei rapporti all’organismo di controllo sui rischi sistemici previsto dalla nuova legge DoddFrank (Financial stability oversight council). “Negli ultimi due anni abbiamo imparato la lezione”, ha spiegato la presidente della Sec Mary Schapiro, annunciando le disposizioni che si tradurranno in maggiori costi burocratici e in controlli più severi.
Tutto questo, ovviamente, rischia di portare a un esodo dagli hedge fund e a incidere sull’occupazione nel settore finanziario che, a New York, contribuisce in maniera determinante all’economia metropolitana. Si calcola infatti che un posto di lavoro su otto nella città (e uno su 13 nell’intero stato) sia legato alle sorti di Wall Street.
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