Il 50% degli italiani è pessimista sul futuro, il 36% ottimista, il 14% attendista. Lo rileva l’indagine «Gli italiani e il risparmio», realizzata da Acri e Ipsos e illustrata in occasione della presentazione 87a giornata mondiale del risparmio, che si svolge oggi.

Per la prima volta il numero di sfiduciati sul miglioramento del proprio futuro supera di 6 punti percentuali i fiduciosi (27% contro 21%, mentre nel 2010 gli ottimisti prevalevano di 9 punti percentuali).

Inoltre, quasi la metà degli intervistati (48%) non si attende cambiamenti della propria situazione personale.

Se l’epicentro della crisi di fiducia è il territorio italiano, lo sguardo fuori dall’Italia non aiuta a rafforzare l’ottimismo, come invece accadeva in passato.

Rispetto all’Europa, gli sfiduciati (35%) superano i fiduciosi (32%); nel 2010 il saldo era positivo per il 16%, nel 2009 lo era per il 29%. Rispetto al resto del mondo, prevalgono ancora, di poco, i fiduciosi (33% contro 31%), ma in passato il saldo positivo era maggiore (15% nel 2010 e 30% nel 2009).

Guardando al resto del mondo, la sfiducia è comune alle principali economie occidentali, con l’unica eccezione della Germania, ove regna una fiducia più che solida. In termini di bassa fiducia, l’Italia va come la Spagna; lievemente meglio vanno Regno Unito, Francia e Stati Uniti.

Dall’indagine emerge anche che, nel 2012, il 19% delle famiglie «galleggerà», il 14% vedrà ridursi il risparmio, il 14% sarà «in crisi moderata» di risparmio, il 23% sarà «in crisi grave» di risparmio.

Nel 2012, le famiglie con trend di risparmio positivo (hanno risparmiato nell’ultimo anno e lo faranno di più o nella stessa misura anche nei prossimi dodici mesi), sono il 18%, -5% rispetto al 2010 e al 2009, mentre quelle con risparmio in risalita sono il 4% (5% nel 2010).

Nel 2011 salirà il numero di famiglie in «saldo negativo» di risparmio (il 29% rispetto al 26% del 2010): sono coloro che necessitano di più risorse di quelle che guadagnano e che per tirare avanti hanno dovuto decumulare i risparmi passati (22%) o sono dovuti ricorrere a prestiti (7%).

Le famiglie in saldo negativo sono soprattutto al Sud, dove nel 2011 raggiungeranno il 40% (erano il 34% nel 2010).

Infine, dall’indagine emerge che pochi italiani ritengono il risparmio «fondamentale per finanziare lo stato» (13%) e per dare le risorse necessarie al funzionamento del settore bancario (13%), mostrando che non c’è una chiara percezione che il finanziamento per la crescita delle imprese passa in gran parte attraverso le banche.