?WALTER GALBIATI

Fondi pensione e investimenti socialmente responsabili. Un binomio che dovrebbe andare a braccetto, soprattutto se associato a buoni rendimenti. Un po’ perché suona bene che la pensione dei lavoratori venga investita in aziende attente a tematiche come il rispetto dell’ambiente o le metodologie di lavoro, un po’ perché il rendimento di questo tipo di investimenti offre spesso qualche soddisfazione in più rispetto ai benchmark di mercato. Tanto più se si considera che in alcuni paesi come gli Usa e Uk, i fondi muovono masse ingenti di capitali. Così l’Eurosif, società specializzata nei Sustainable Investment Forums (Sifs), ha passato in rassegna 169 fondi pensione di dodici Paesi europei cercando di capire come si orientano per i propri investimenti e cosa ci sia alle basi delle loro decisioni in questo ambito. 
«Il 66 per cento dei gestori che hanno risposto al nostro questionario sostiene di tenere conto nei propri investimenti delle tematiche legate genericamente ai Sustainable and responsible investment (Sri), ma solo il 56 per cento spiega di avere una vera e propria policy», spiega Giuseppe van der Helm, presidente di Eurosif. «La nostra raccomandazione è che i fondi pensione aumentino la loro conoscenza degli investimenti responsabili e sostenibili, si consultino con i partecipanti al fondo e con i vari portatori di interessi», aggiunge van der Helm. 
In ciascuno dei 12 Paesi passati in rassegna, sono stati intervistati da un minimo di 6 a un massimo di 27 fondi pensione. Sono 94 su 169 (56 per cento) quelli che hanno confermato di adottare investimenti sostenibili e responsabili e ben 102 fondi hanno confermato che le performance legate all’ambiente, all’impegno sociale e la governance delle società (Esg) contribuiscono all’andamento di lungo periodo dei fondi pensione. Tuttavia non c’è una sovrapposizione netta tra coloro che adottano investimenti responsabili e sostenibili e quelli che credono che vi sia uno stretto legame con la performance dei titoli. Ben 111 fondi comunque ritengono che una parte della fiducia che ricevono da propri clienti sia dovuta proprio alla scelta di adottare questo tipo di criteri nella scelta degli asset su cui investire. E tra i tre criteri (Esg) che contraddistinguono questo tipo di investimenti, la governance è quello maggiormente considerato dai gestori per le proprie decisioni, seguito dalle tematiche del sociale e dell’ambiente. 
«Noi crediamo che investire in modo socialmente responsabile è una parte integrante dei nostri doveri fiduciari. Siamo molto attenti a integrare i principi etici, le tematiche ambientali e sociali, la governance con gli obiettivi finanziari degli investitori, senza compromettere gli obiettivi di un buon rendimento», spiega Frank Klein, capo di Esg Europe Deutsche Bank Advisor. 
Le azioni e i bond sono le principali tipologie di asset class a cui vengono applicate le regole degli investimenti socialmente responsabili da parte dei fondi pensione delle aziende. E non è una sorpresa visto che storicamente i portafogli azionari si sono indirizzati su questo settore, una policy di investimento facilmente applicabile anche da parte di chi investe in bond. La terza e ultima asset class più popolare tra i fondi pensione attenti alla Sri è il Real Estate/property. Sebbene poi vi sia un recente interesse anche per il mercato delle materie prime solo 6 degli 88 gestori del questionario (il 7 per cento quindi) adotta una policy Sri per coprire questa asset class. «Fin dal 2006 Hsbc ha sottoscritto il programma United Nations Principles for Responsible Investment (Unpri) che promuove l’integrazione tra i criteri Esg e i processi di investimento», commenta Melissa McDonald, capo dei prodotti Equity e Responsible Investment di Hsbc Global Asset Management. E ora hsbc si trova a essere tra i primi player del settore. 
Analizzando poi gli strumenti utilizzati per rendere concrete le politiche di fondi di investimenti impegnati nelle tematiche Sri, lo studio di Eurosif ha individuato una discreta varietà di soluzioni, ma le più gettonate sono il voto nelle assemblee, l’analisi della società e l’integrazione. L’analisi è quella che riscuote il maggior successo e per attuarla i fondi pensioni la affidano o agli stessi gestori oppure lo fanno con soluzione create attraverso strutture aziendali interne. 
In Italia, Eurosif ha interpellato i fondi appartenenti al secondo pilastro della previdenza italiana, ovvero i fondi pensione negoziali, gli aperti e i fondi istituiti prima del 1993, come associazioni e fondazioni. Alla fine del 2010 avevano in pancia asset per 83 miliardi di euro. Non molto se si pensa che costituiscono poco più del 4% del Pil italiano, in linea con la Germania, i cui fondi pensione pesano per il 5,2%, più della Francia (0,8%), ma lontano da Paesi come il Regno Unito (73% del Pil), la Finlandia (76%), la Svizzera 101% o l’Olanda 129,8%. 
Eurosif ne ha interpellati 18, sei dei quali hanno confermato di avere una policy orientata da investimenti responsabili, 12 hanno sostenuto che i criteri Esg influenzano le performance e ben 16 sono convinti che la fiducia del clienti passa anche attraverso la sensibilità del fondo verso gli investimenti sociali e l’ambiente. Le principali barriere che i fund manger trovano nell’adottare una Sri policy sono la scarsa conoscenza e i dubbi riguardo la performance degli investimenti responsabili. A chi poi non ha attivato una Sri policy è stato chiesto se nei prossimi dodici mesi sono intenzionati ad adottare investimenti di questo tipo. Su 10, solo uno ha risposto che lo farà. In ogni caso la spinta verso l’investimento responsabile arriva sempre da una decisione presa all’interno del board del fondo.