di Giuseppe Vitaletti  

 

Oggi è la giornata del risparmio. Sarebbe importante che venissero sollevati alcuni temi di fondo in materia, decisivi per decifrare la crisi economica in atto. Tra questi si possono enucleare:

sotto il profilo degli impieghi finanziari del risparmio, le cause della bolla speculativa proteiforme che investe in sequenza vari asset durevoli (le partecipazioni azionarie alla fine degli anni Novanta; le materie prime a metà del primo decennio del nuovo secolo; poi gli immobili; oggi l’oro), determinando grave instabilità dell’economia reale, cioè inflazione e soprattutto deflazione;

la valutazione del risparmio privato in termini macroeconomi cosiddetti reali, cioè come differenza tra prodotto nazionale e consumi privati, ripristinando buone abitudini passate. Ora si parla solo di risparmio delle famiglie, come se le imprese non risparmiassero;

le differenze della frazione del risparmio reale sul Pil tra varie nazioni, nonostante la progressiva uniformazione dei mercati finanziari, con tendenziale omogeneizzazione dei rendimenti. L’implicazione, ora trascurata, è che il risparmio dipende assai poco dai rendimenti;

i nessi tra livelli di risparmio e mutamenti in atto nella distribuzione funzionale dei redditi, che stanno comportando in tutti i grandi paesi la tendenziale caduta della quota dei redditi da lavoro dipendente ed il correlativo innalzamento della quota degli altri redditi;

il ruolo in tale processo della crescita delle rendite, in molte forme. 1) Quelle classiche, indagate da Ricardo, dovute alle differenze «naturali» dei costi di produzione: rendite un tempo importanti in agricoltura, ed oggi immense nel campo delle risorse minerarie, anche per l’addizione di fattori monopolistici. 2) Quelle, indicate da Leijonhufvud, connesse alla diffusione nel settore industriale di paramonopoli, generati dalle situazioni in cui i costi unitari scendono all’aumentare dei volumi di vendita. 3) Quelle, segnalate da Hirsch, correlate alla facilità di ingresso nel mercato in situazioni in cui vi sono «ubicazioni» privilegiate cangianti, come avviene soprattutto in edilizia e nel settore dei servizi. 4) Da ultimo quelle connesse alle royalties su marchi e brevetti, divenute imponenti. In sintesi il mercato sta creando massicce rendite ad esso intrinseche, che influenzano sicuramente il risparmio;

il nesso tra volume di risparmio ed enormità dei profitti di impresa dovuti a bassi salari, accompagnati a giganteschi avanzi della bilancia commerciale. Emblematico in materia è il caso della Cina;

infine, la vigilanza sugli aspetti menzionati, in primo luogo per proteggere i risparmiatori.

Analisi significative su tutti i punti dovrebbero venire dalle Banche Centrali, ma questo non è accaduto. Basti pensare alle Relazioni della Banca d’Italia degli ultimi trenta anni. Ora finalmente l’aria è cambiata, perché, per la prima volta dopo Einaudi, con le parziali eccezioni di Carli e Baffi, il Governatore insediato è un teorico strutturista, capace di misurarsi con i temi elencati: ciò a prescindere dalle posizioni sostenute in passato, a volte opinabili. Speriamo in una svolta, soprattutto per elaborare misure idonee a contrastare la crisi.