di Sergio Luciano  
 
Una tradizione, ormai. Carsica, irriducibile. Ogni sei mesi spunta un’Authority a denunciare che le polizze Rc Auto italiane continuano a rincarare oltre misura, allargando sempre di più il «gap» che già c’è tra i loro prezzi e le medie europee. Gli ultimi dati li ha sciorinati l’altroieri il capo dell’Antitrust Antonio Catricalà, denunciando come, tra 2009 e 2010, l’assicurazione sull’auto sia rincarata fino al 25%, alla faccia dell’inflazione, e per le moto addirittura del 35%. Uno sproposito. È una tassa. Una tassa occulta. A cui bisognerebbe dire basta. Già, in tempi di crisi e di «indignados» è veramente il momento di dire chiaro e tondo, con un tono di voce più alto di quanto le compagnie possano permettersi di usare (perché, poi, hanno bisogno di non irritare, né la loro autorità di controllo, l’Isvap, né appunto l’Antitrust) che la colpa di questa tassa occulta che ci drena le tasche è, ancora una volta e più che mai, della politica. La materia è complessa e chiunque abbia tentato di normarla ha commesso errori grossolani, l’ultimo dei quali Pierluigi Bersani, ex ministro dell’Industria. Per questo andrebbe ri-regolata. Va premesso che gli assicuratori sono una categoria altamente improduttiva, organizzata mediamente in modo pletorico, iper-staffata e sovrapagata (basti pensare all’anacronistica settimana cortissima per cui alle 13 del venerdì non c’è più un cane negli uffici). Ma è inevitabile che oggi sia così, visto che il settore è ancor più protetto di quello bancario. Il grave è che lo Stato ha nuociuto. L’indennizzo diretto (quella regola introdotta da Bersani per cui i danni vengono pagati al danneggiato non più dalla compagnia del danneggiatore ma dalla sua che poi si rivale sulla società consorella a prezzi medi) non sta funzionando, com’era ovvio prevedere, perché le compagnie (come del resto le banche) non si fidano più l’una dell’altra. Il valore riconosciuto dai tribunali per i danni fisici, in base alle cosiddette «tabelle del danno biologico», in mancanza di una normativa nazionale, è lievitato enormemente per la prassi di quasi tutti i tribunali di utilizzare i dati del tribunale di Milano. E, soprattutto, le truffe: sono più del doppio della media europea, perché lo Stato ha promesso ma non ha fatto niente per arginarle, e i truffatori falcidiano i conti delle compagnie al Sud (dove sono obbligate a operare perché hanno per legge l’obbligo a contrarre). Basta col caro-polizza. Colpisce praticamente tutte le famiglie italiane. È ingiusto. Può essere contenuto, forse anche stroncato. Ma ci vuole una legge che razionalizzi questi assurdi. Che la scrivano, e presto.