Promossa venerdì 23 da S&P che ha confermato il voto AA- la compagnia in settimana è stata colpita però da una pioggia di giudizi al ribasso. Pesano la concorrenza delle banche e il debito. E ora anche l’Isvap 

di Anna Messia

Giudizi ondivaghi. E francamente ingenerosi. Se una settimana fa le Generali erano state promosse con lode dalle agenzie di rating, che nonostante la crisi del debito sovrano hanno rassicurato sulla stabilità del voto assegnato alla compagnia (pari ad AA- per Standard &Poor’s e Aa3 per Moody’s), solo qualche giorno dopo più di un analista finanziario ne ha abbassando il giudizio e ridotto il prezzo obiettivo. Come Banca Akros, che lunedì 26 ha rivisto il consiglio sulle azioni Generali riducendolo a hold (tenere) e ha tagliato il prezzo obiettivo (il target price) da 14,5 a 11,2 euro. O i francesi di Exane BnpParibas, che considerano le azioni Generali underperforme rispetto al precedente neutral. E ancora gli olandesi di Ing, che hanno dato una sforbiciata netta al prezzo obiettivo del titolo portandolo addirittura a 12 euro rispetto al precedente 19,30 euro. Tutte e tre, sebbene con sfumature diverse, concordano che non c’è da aspettarsi granché dalla compagnia; del resto venerdì 30 l’azione ha chiuso a 11,5 euro. Cosa può essere cambiato in così poco tempo rispetto all’analisi di Standard&Poors che solo venerdì 23 settembre sottolineava la moderata esposizione al rischio sovrano italiano di Generali (il 39% dei 129,6 milioni investiti in titoli di Stato)? A preoccupare gli analisti, in realtà, non sembra tanto la crescita degli spread del Btp italiano rispetto al Bund tedesco, segno dell’aumentato rischio del debito italiano. Quanto piuttosto l’ennesimo confronto con gli altri big europei del settore,Allianz e Axa, che vede le Generali in una posizione di debolezza in Borsa nonostante il Leone stia facendo meglio dei competitor e delle maggiori banche italiane. Certo non aiuta il dato sulla raccolta del Vita diffuso dall’Ania a fine agosto che mostra un calo in Italia del 30% da inizio anno: per questo il Credit Suisse, in una nota di venerdì 30, sostiene di preferire Axa e Allianz. E tuttavia va detto che il target price medio, su 37 raccomandazione, è di 15 euro, il che significa un upside del 20% rispetto al corso attuale. Evidentemente pesa sulle valutazioni del Leone l’indebitamento di gruppo (secondo Ing troppo alto), oltre all’accanita concorrenza della banche che in questo periodo offrono conti di deposito ad alta remunerazione, spesso più attraenti delle polizze.

 

Il gruppo guidato da Giovanni Perissinotto è già comunque passato al contrattacco. Per ridurre gli accantonamenti e migliorare il cash flow ha infatti avviato da qualche tempo una politica mirata a trasformare le garanzie annuali delle polizze vita in protezioni a scadenza. In pratica, i nuovi prodotti obbligheranno il cliente a rimanere nella polizza fino alla fine se vorrà godere della garanzia. Naturalmente resta il dubbio sulla reazione alla novità del risparmiatore-destinatario. Infine, non hanno aiutato le recenti decisioni dell’Isvap. L’autorità di controllo del settore assicurativo la scorsa settimana ha infatti emanato nuove regole di valutazione dei portafogli titoli destinate ad alleviare il peso della grave crisi congiunturale. Ma la nuova regola si è rivelata meno incisiva rispetto a interventi simili varati din Francia e Germania indebolendo così Generali rispetto ad Axa o ad Allianz. (riproduzione riservata)